Joe Biden, un’importante vittoria per la democrazia
che vale anche per l’Unione Europea
di Daniele Viotti|
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La vittoria di Joe Biden, che al momento in cui scrivo si è sostanzialmente dichiarato vincitore, rappresenterà il paradosso di essere la vittoria più consistente in termini numerici nella storia degli Stati Uniti ma anche la più attesa e controversa.
Alle 23 di martedì notte chi scrive ha cominciato una diretta radio su Radio Banda Larga di Torino proseguita per oltre sei ore senza poter “chiamare” in diretta il vincitore delle elezioni. E persino nella sera e nella notte del giorno successivo alcuni Stati americani sono ancora troppo “too close to call” per dire con certezza se nei prossimi quattro anni avremo una seconda presidenza di Donald Trump o il ritorno di un Democratico al 1600 di Pennsylvania Avenue di Washington, l’indirizzo ufficiale della Casa Bianca.
Queste lunghe ore di attesa da parte di tutti sono servite, se non a definire i tratti dei prossimi quattro anni, almeno a inquadrare i temi su cui in un caso o nell’altro si dovrà discutere per analizzare il voto e immaginare il futuro. Quanto il Coronavirus ha, alla fine, influenzato il voto, per esempio. E di converso quanto le politiche economiche del presidente Trump, che hanno visto molti successi nell’ottica americana dell’economia, sono state sovrastate dal collasso conseguente alla pandemia. Il solito dibattito sul successo o insuccesso dei sondaggisti e naturalmente anche il grande tema delle relazioni internazionali.
Le istituzioni europee e le cancellerie del Vecchio Continente sono ancora scottate dall’esperienza della presidenza Trump che ha lavorato alacremente per quattro anni per distruggere i piccoli (grandi) successi dell’Unione Europea e per minare la stessa Unione dando voce, fiato, fianco e copertura politica ai cosiddetti partiti nazionalisti, antisistema e populisti del Vecchio Continente. La presidenza Trump è uscita dagli accordi sulla non proliferazione del nucleare in Iran, ha abbandonato gli Accordi di Parigi sul clima, ha rinunciato a un trattato commerciale transoceanico. Contemporaneamente ha cercato di spostare il proprio peso politico sul lato del Pacifico avviando una guerra commerciale senza precedenti con la Cina, ma tentando anche di riportare il leader della Corea del Nord a tavoli di trattative. Queste politiche potrebbero continuare, dovessimo avere una riconferma del Presidente Trump o potremmo tornare ad avere invece una presidenza, con Joe Biden, più portata al multilateralismo e attenta a tematiche su cui la UE sì sta giocando tutto come la lotta ai cambiamenti climatici.
Il giorno dopo le elezioni del Presidente degli Stati Uniti è sempre un giorno complicato per fare analisi e previsioni. Oggi lo è ancora di più per i fatti che conosciamo e i risultati che ancora non conosciamo. Cerchiamo però di non perdere gli appunti che abbiamo preso in queste ore.
Posted on: 2020/11/04, by : admin
Queste lunghe ore di attesa da parte di tutti sono servite, se non a definire i tratti dei prossimi quattro anni, almeno a inquadrare i temi su cui in un caso o nell’altro si dovrà discutere per analizzare il voto e immaginare il futuro. Quanto il Coronavirus ha, alla fine, influenzato il voto, per esempio. E di converso quanto le politiche economiche del presidente Trump, che hanno visto molti successi nell’ottica americana dell’economia, sono state sovrastate dal collasso conseguente alla pandemia. Il solito dibattito sul successo o insuccesso dei sondaggisti e naturalmente anche il grande tema delle relazioni internazionali.
Le istituzioni europee e le cancellerie del Vecchio Continente sono ancora scottate dall’esperienza della presidenza Trump che ha lavorato alacremente per quattro anni per distruggere i piccoli (grandi) successi dell’Unione Europea e per minare la stessa Unione dando voce, fiato, fianco e copertura politica ai cosiddetti partiti nazionalisti, antisistema e populisti del Vecchio Continente. La presidenza Trump è uscita dagli accordi sulla non proliferazione del nucleare in Iran, ha abbandonato gli Accordi di Parigi sul clima, ha rinunciato a un trattato commerciale transoceanico. Contemporaneamente ha cercato di spostare il proprio peso politico sul lato del Pacifico avviando una guerra commerciale senza precedenti con la Cina, ma tentando anche di riportare il leader della Corea del Nord a tavoli di trattative. Queste politiche potrebbero continuare, dovessimo avere una riconferma del Presidente Trump o potremmo tornare ad avere invece una presidenza, con Joe Biden, più portata al multilateralismo e attenta a tematiche su cui la UE sì sta giocando tutto come la lotta ai cambiamenti climatici.
Il giorno dopo le elezioni del Presidente degli Stati Uniti è sempre un giorno complicato per fare analisi e previsioni. Oggi lo è ancora di più per i fatti che conosciamo e i risultati che ancora non conosciamo. Cerchiamo però di non perdere gli appunti che abbiamo preso in queste ore.
Posted on: 2020/11/04, by : admin