La “Fatal Verona” del centro destra
di Menandro|
|La fatal Verona. Il ricordo non sarà più soltanto appannaggio del calcio e del Milan in particolare. Il ricordo di quella sconfitta che ancora brucia e che il 20 maggio 1973 costò ai rossoneri (5 a 3 contro i veronesi di Giancarlo Cadè e capitan Mascetti) lo scudetto a favore della Vecchia Signora. Da ieri, 26 giugno 2022, è “Fatal Verona” anche in salsa politica per il centro destra, per Lega e Fratelli d’Italia, per Matteo Salvini e Giorgia Meloni, che si ritrovano orfani di una delle più importanti piazzeforti del loro elettorato. E coincidenza vuole, per rimanere nei crucci calcistici, che a battere le destre e il sindaco uscente, Federico Sboarina, sia Damiano Tommasi, ex presidente dell’Associazione italiana calciatori. Un leader in campo e fuori, che ha fatto il salto con successo in altra dimensione politica.
Sboarina refrattario all’accordo con il “nemico”, l’ex sindaco Flavio Tosi, e sponsor vari, in primis Forza Italia, ha imboccato la strada della sconfitta non si sa però se in nome della coerenza o dell’egocentrismo. O forse, in extremis Sboarina contava per far pendere l’ago della sua bilancia a suo favore sul peso che avrebbe esercitato il presidente della Regione Veneto e amico Luca Zaia. Verona, invece, ha girato le spalle, indifferente o quasi, ai richiami della foresta, a quel dogma “destra forever” che l’ha contraddistinta per decenni, rifiutando la logica perversa del male minore in chiave di fedeltà ideologica. E il giudizio sottostante è implicito: Sboarina non ha convinto prima di ogni altra cosa come sindaco. Se l’avesse fatto, la città l’avrebbe premiato, a prescindere dal “disturbatore” Tosi e dalla novità Tommasi.
Una lezione amara che non sarà facile da metabolizzare anche per Meloni e Salvini. Ma non è sempre sufficiente presentare il marchio alla cassa per non pagare ciò che si è consumato. Soprattutto quando lo si consuma male e, ancora peggio, quando non si riconoscono gli strani gorgoglii che emette l’amata pancia, suoni noti anche come borborigmi…
Posted on: 2022/06/27, by : admin
Sboarina refrattario all’accordo con il “nemico”, l’ex sindaco Flavio Tosi, e sponsor vari, in primis Forza Italia, ha imboccato la strada della sconfitta non si sa però se in nome della coerenza o dell’egocentrismo. O forse, in extremis Sboarina contava per far pendere l’ago della sua bilancia a suo favore sul peso che avrebbe esercitato il presidente della Regione Veneto e amico Luca Zaia. Verona, invece, ha girato le spalle, indifferente o quasi, ai richiami della foresta, a quel dogma “destra forever” che l’ha contraddistinta per decenni, rifiutando la logica perversa del male minore in chiave di fedeltà ideologica. E il giudizio sottostante è implicito: Sboarina non ha convinto prima di ogni altra cosa come sindaco. Se l’avesse fatto, la città l’avrebbe premiato, a prescindere dal “disturbatore” Tosi e dalla novità Tommasi.
Una lezione amara che non sarà facile da metabolizzare anche per Meloni e Salvini. Ma non è sempre sufficiente presentare il marchio alla cassa per non pagare ciò che si è consumato. Soprattutto quando lo si consuma male e, ancora peggio, quando non si riconoscono gli strani gorgoglii che emette l’amata pancia, suoni noti anche come borborigmi…
Posted on: 2022/06/27, by : admin