La Mongolia Interna si è scoperta allergica… ai bitcoin

di Pietro Terna|

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L’Espresso dell’Economist compare in tablet e telefoni di primo mattino, come deve essere per un buon caffè all’italiana. È composto da brevi testi, accuratissimi nella sintesi. Il 21 maggio conteneva la notizia (mia traduzione): “I funzionari della Mongolia Interna, una provincia cinese, hanno istituito una hotline per i residenti per segnalare chiunque sospettino di estrarre (mining) crittovalute. La mossa è parte di un più ampio giro di vite in Cina, dove il governo ieri ha avvertito le istituzioni finanziarie di non accettare crittovalute (il paese sta attualmente sperimentando il proprio yuan digitale). Il mining, che richiede ai computer di risolvere problemi matematici, consuma grandi quantità di energia”.

Meraviglioso: caccia ai minatori (miner), cioè a coloro che con sistemi energivori di centinaia o migliaia di schede-computer molto potenti1fanno i calcoli per rendere valide le registrazioni dei movimenti dei bitcoin o di altre valute registrate, contabilizzate, con sistemi di crittografia2tramite la cosiddetta blockchain (catena di blocchi, in cui ogni blocco è un insieme di registrazioni e la catena è un insieme di blocchi, immodificabili nel loro insieme) o con sistemi simili. Come compenso, i “minatori” ricevono alcuni nuovi bitcoin, quindi li “estraggono”. C’è una stima che vuole che l’8% del mining sia nella Mongolia Interna, immensa provincia al nord della Cina, dove l’energia elettrica, prodotta soprattutto con il carbone, abbonda a un prezzo ragionevole. Non sono consumi da poco: per l’Economist3l’attività di mining in Cina consumerà al 2024 tanta energia quanto l’Italia.

Tutto ciò per fare che cosa? Secondo Le Monde del 30 novembre 2020, “une escroquerie planétaire”, cioè una truffa mondiale. La vicenda è nata dall’idea ingenua-tecnologica di una o più persone, che si celano dietro al nome di Satoshi Nakamoto, autori nel 2000 di un articolo4scritto con la forma di un lavoro scientifico, proponendo un sistema di pagamenti basato su una moneta creata da loro, con una tecnica molto ingegnosa basata sulla crittografia per garantire la sicurezza dei pagamenti e evitare le frodi. Quella tecnica richiede cooperazione in una rete di operatori, compensati – come detto – dalla creazione di nuova moneta. Poi la grande triplice ingenuità (sezione 6, secondo paragrafo dell’articolo): “Once a predetermined number of coins have entered circulation, the incentive can transition entirely to transaction fees and be completely inflation free” (Una volta che un numero predeterminato di monete è entrato in circolazione, l’incentivo può passare interamente alle commissioni di transazione ed essere completamente privo di inflazione). La sintassi zoppica leggermente perché a essere privo di inflazione non ì l’incentivo, bensì il bitcoin con è corrisposto, ma non sottilizziamo.

Perché triplice ingenuità? (1) Un sistema monetario con quantità fissa di moneta non garantisce contro l’inflazione neanche nella visione degli autori della teoria quantitativa della moneta che per far quadrare prezzi, beni e moneta avevano introdotto il concetto di velocità di circolazione, ma fingiamo che sia un dettaglio. (2) Un sistema monetario con quantità fissa di moneta, se quella moneta è o diviene un bene di per sé (caso dell’oro oppure, ora, di queste monete crittografiche) fa dipendere i prezzi dal valore di quella moneta, altro che neutralità della moneta! (3) Il consumo di energia elevatissimo ha indotto costi compatibili solo con un andamento fortemente rialzista del valore del bitcoin e delle altre monete crittografiche nate via via, inducendo una rincorsa agli acquisti basata sulle aspettative e producendo immense ricchezze basate sul nulla.

Siamo in presenza della più grande “bolla” della storia economica. Una bolla indica un aumento di prezzi senza giustificazione, se non quello della corsa agli acquisti all’oggetto su cui si specula. Il più divertente esempio nella storia è quello della “bolla dei tulipani” nel Seicento, quando5quel fiore era una novità che tutti volevano e se ne negoziarono contratti a consegna futura; un bulbo arrivò a valere dieci volte il reddito annuale di un bravo artigiano. Quando il prezzo crollò, essendo tutta “carta” (cioè contratti a consegna futura), agli infelici compratori non rimasero neanche i bulbi da piantare.

Sono nate, si stima, quattromila diverse valute come il bitcoin. Una di queste, inventata per scherzo, è il Dogecoin, nei cui sito ufficiale6leggiamo che il “Dogecoin è una criptovaluta open source e peer-to-peer, amata dagli Shiba Inu di tutto il mondo”. Lo Shiba Inu è un simpatico cane giapponese… Quella moneta è nata per scherzo, è uno scherzo, ma nel sito di Coinbase7, che non la negozia ma la registra, nel momento in cui scrivo ne è indicata una capitalizzazione (quantità per prezzo) di 36,1 miliardi di euro. Siamo tutti matti?

Annoto che Coinbase, che opera nella vendita e acquisto di crittovalute, si è quotata in borsa a aprile, con una capitalizzazione iniziale di 86 miliardi di dollari. Altro valore da matti. Solo recentemente le autorità che operano nella tutela del risparmio e nella regolazione dei mercati finanziari hanno dato segni di preoccupazione, ricordando ai risparmiatori che chi opera in quei campi se ne assume tutti i rischi. Sommessamente dico che avrebbero dovuto fare molto di più e da molto tempo.

I banchieri centrali, dal canto loro, si stanno preparando a produrre le loro monete crittografiche: euro, dollari, yuan renminbi che siamo. Molto interessante. Tutti da scoprire i tempi, le modalità d’uso e anche gli effetti sulle banche ordinarie, ma se fossi un banchiere rifletterei sulle conseguenze che ne deriveranno, sia sulle ricche provvigioni sulle transazioni, sia sui depositi.

Infine: che cosa è successo dopo l’annuncio sulla Mongolia Interna? Una caduta secca del valore del bitcoin, con un recupero e poi con altri scalini in discesa (scrivo il 23 maggio). Quando avverrà lo scoppio della bolla il danno sarò molto grande per tutti; gli schizzi andranno in ogni direzione, forse anche colpendo il listino di Wall Street.

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1Per farsi un’idea, si metta in Google “mining farm” e si selezioni “immagini”
2Dal vocabolario Treccani: Scrittura segreta, cioè tale da non poter essere letta se non da chi conosce l’artificio usato nel comporla
3 https://www.economist.com/finance-and-economics/2021/04/10/totting-up-bitcoins-environmental-costs
4Consiglio la lettura: con il titolo serissimo “Bitcoin: A Peer-to-Peer Electronic Cash System”, lo si trova online a https://bitcoin.org/bitcoin.pdf
5https://it.wikipedia.org/wiki/Bolla_dei_tulipani e https://en.wikipedia.org/wiki/Tulip_mania.
6https://dogecoin.com.
7https://www.coinbase.com/it/price/dogecoin.




Posted on: 2021/05/23, by :