La politica sanitaria in Italia. Parte ottava

di Gian Paolo Zanetta|

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Vogliamo ora riprendere il cammino già oggetto di studi in altra sede, riguardante la possibile evoluzione del sistema sanitario nazionale, come risposta ad una evoluzione sul piano scientifico e tecnologico, accelerata ed inimmaginabile fino a poco tempo fa: cammino interrotto, perché gli anni trascorsi dalla pubblicazione del primo volume in tema di sanità europea è stato ricco di novità, di innovazioni strutturali, scientifiche, informatiche, di modificazioni culturali e di nuove e diverse modalità di approccio alle tematiche assistenziali, ma il sistema, nel suo complesso, ha mantenuto l’impianto della prima lontana riforma, senza radicali cambiamenti.

Un modello in crisi di identità

Nel frattempo sono anche cambiati, e di questo dobbiamo tenere conto, i parametri politici ed economici e di conseguenza si è trasformato il tessuto di una società europea, ammesso che tale parametro esista, che deve ripensare percorsi, criteri e logiche di un “contratto sociale” nato dopo la Seconda guerra mondiale ed esistente da decenni tra cittadini ed istituzioni, il quale mostra i segni del tempo (vedasi le tensioni populiste) e deve essere assolutamente ridefinito, soprattutto nell’equilibrio tra diritti e doveri, nel rapporto tra Stato e cittadino, nell’interconessione tra i vari livelli di governo, nel corretto e più funzionale utilizzo delle risorse. I decenni ultimi, quelli che vanno dal Trattato di Mastricht ad oggi, rappresentano il periodo nel quale sono mutate profondamente, nel nostro paese, le attese e gli atteggiamenti sociali diffusi nei confronti della salute e della sanità.

I rapporti annuali del Censis, a più riprese, hanno evidenziato come il concetto di salute si sia negli ultimi anni trasformato, prima in quello di benessere e poi progressivamente in quello di bisogno, in quanto a volte insoddisfatto. Ma molta acqua è passata sotto i ponti, grandi attese sono state deluse, un processo di evoluzione del sistema sanitario che sembrava portare verso il traguardo del benessere diffuso si è interrotto e si è interrotto pure il rapporto di fiducia tra cittadini ed istituzioni. Vicende internazionali e nazionali, crisi economiche e stasi produttiva, rallentamento significativo della crescita e tensioni sociali, hanno trasformato il contesto sociale e di conseguenza anche il pianeta sanità sta subendo una forte crisi di identità, nell’incertezza sulle possibilità future del servizio pubblico e sul mantenimento del livello di tutela del diritto alla salute.

I repentini cambiamenti della società

Per evidenziare questa veloce trasformazione, questo cambiamento che ci ha portato in tempi rapidi dall’attesa dell’ormai prossimo benessere al radicato timore per il futuro delle attuali tutela sanitarie, approfitteremo di due significativi studi che raffigurano il mutamento repentino di prospettive che il cittadino collegava alla salute. Un articolo, pubblicato sul Sole 24 ore nell’ormai lontano 2004, a firma di Carla Collicelli, allora vice-direttore del Censis, fotografava la prima stagione, quella del benessere: “I servizi sociali e sanitari sono diventati per molti italiani l’aspetto più importante per il benessere e la felicità personale e della propria famiglia. Le problematiche biologiche e psicofisiche, che riguardano la propria soggettività ed il rapporto con gli altri – come bellezza, procreazione, alimentazione o wellness – alimentano un soggettivismo sempre più spinto che utilizza la scienza ed il diritto per gonfiare ambizioni di incondizionata libertà ed onnipotenza nel dominio tecnico e legale della salute e della genetica. Alla sanità si richiede quindi di facilitare l’autodeterminazione e l’esplorazione della potenzialità umana fino ai massimi confini.” (Lunedì 6 dicembre 2004, Il Sole 24 ore, pag.24).

Sembra un’altra epoca, tanto è da allora cambiato il panorama sociale e l’aspettativa della società, che allora era ancora nel complesso ottimista sul futuro e sulle potenzialità di sviluppo. All’obiettivo di benessere sul quale riscrivere e riorganizzare il nuovo Welfare, si è progressivamente sovrapposta la paura e la preoccupazione per la tenuta del sistema, il dubbio sulla sua sostenibilità, fino a giungere a percepire i sintomi di un nuovo disagio sociale nel paese, a fronte di una difficoltà di accesso ai servizi sociali e sanitari, a conferma della centralità di questi nell’opinione generale.




Posted on: 2020/07/29, by :