La potenza del microscopico

Mercedes Bresso
in dialogo con Claude Raffestin |

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Partiamo dal Cile verso l’isola di Pasqua, per attraversare tutto l’Oceano Pacifico in direzione della Nuova Zelanda e dell’Australia. E poi da lì verso l’Asia. Nelle nostre tappe in America Latina, (Panama, Ecuador, Perù e Cile), abbiamo spesso discusso del ruolo che le malattie hanno giocato nella decimazione delle popolazioni amerindiane.

CLAUDE: “Senza saperlo, i conquistatori spagnoli hanno portato con loro i microbi di malattie sconosciute in quel continente, che si sono velocemente diffuse. Si può persino dire che questi microbi hanno provocato più morti che le armi degli spagnoli. È stato in qualche modo il trionfo del microscopico sul macroscopico. E non possiamo impedirci di fare l’accostamento con ciò che sta capitando in questi giorni con il corona virus in Cina.”

MERCEDES: “Ascoltando le notizie dell’unico telegiornale che riusciamo a prendere, France 24, e pensando che la nostra crociera dopo l’Australia ci dovrebbe portare in molti paesi asiatici, ci chiediamo che cosa succederà.
Come specie umana abbiamo la capacità di controllare i grandi strumenti e le grandi macchine e anche le specie animali alla nostra scala ma siamo facilmente messi in difficoltà da organismi a piccola scala il cui numero, in un solo contenitore di yogurt, può superare quello totale degli abitanti della Terra. Di fronte all’infinitamente piccolo, che può riservarci delle catastrofi quasi impossibili da gestire, siamo in realtà infinitamente deboli. Confesso che questo pensiero mi angoscia in questi giorni di forzata convivenza mediatica con i virus! Certo, i nostri ricercatori riescono ormai a conoscere questo mondo microscopico per renderci meno vulnerabili degli amerindiani del 16o secolo ma a costi economici e umani elevatissimi. Inoltre è una fatica di Sisifo, perché i microrganismi si riproducono e mutano a una grande velocità e ci costringono a una continua rincorsa. E la globalizzazione alla scala umana paradossalmente li favorisce, fornendo loro continuamente nuove opportunità.”

CLAUDE: “Anche le scale temporali, non solo quelle spaziali, di questi microrganismi sono diversissime rispetto alle nostre. La specie umana non vive nello stesso spazio-tempo delle altre specie e particolarmente di quelle microscopiche, la cui diffusione spaziale e temporale dimostra una velocità spesso senza comune misura rispetto alla nostra. L’uomo preso fra l’infinitamente grande (pensa al cielo stellato di queste notti sull’oceano senza luci) e l’infinitamente piccolo è preso da una sorta di vertigine che gli fa scoprire al tempo stesso la bellezza e l’angoscia delle cose.

MERCEDES: “Tutto ciò per dire che non sappiamo se i piani di navigazione elaborati per portarci a fare il giro del mondo potranno essere realizzati. Questo battello è un po’ all’immagine della nostra società, troppo grande per potere facilmente cambiare direzione e programma, poiché non sappiamo se, da un giorno all’altro, troveremo un porto capace di accoglierci e di rifornirci. Le risorse disponibili per una nave molto grande che si trovi confrontata a dei porti che si chiudono, possono esaurirsi rapidamente mettendo a rischio i passeggeri. Cambiare programma per un gigante è molto difficile. Gli economisti ambientali nel passato hanno paragonato l’economia della terra a quella dell’astronave, spiegando come in una condizione di risorse finite occorra imparare a rispettare i limiti dell’ecosistema, ma forse il nostro mondo attuale assomiglia anche a questa nave, troppo grande e con troppi bisogni per poter tornare indietro e che rischia di essere costretta quindi ad andare avanti assumendo rischi sempre più grandi.
Fuori di metafora avviene lo stesso per le economie sviluppate. Se non continuano a crescere entrano in crisi, sono troppo forti e potenti per frenare, riflettere sul da farsi, magari tornare indietro. E sono messe a rischio dal troppo piccolo…”

CLAUDE: “Non staremo rischiando di finire come i dinosauri, troppo grandi per adattarsi a un cambiamento improvviso delle condizioni di vita sulla Terra, che sono spariti lasciando spazio a esseri più piccoli e flessibili? Fuori di metafora, non dovremmo cominciare a riflettere sul paradosso del “too big to change”, per parafrasare ciò che è successo con la crisi economica del 2008, che ha messo a rischio il mondo intero per tornare oggi, in realtà, al punto di partenza e al rischio di nuove crisi assolutamente analoghe?”




Posted on: 2020/02/16, by :