L’America dei suprematisti ora elogia i talebani
di Germana Tappero Merlo|
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Nell’America sconquassata emotivamente dal frettoloso e disastroso ritiro delle proprie truppe dall’Afghanistan succede che i talebani vengano elogiati come esempio di “amore per la patria, per la libertà e per la religione”, esortandone l’emulazione, da cui una generale chiamata alla presa delle armi per una nuova guerra civile negli Stati Uniti. Non si tratta di propaganda di soggetti filoislamici o jihadisti. Al contrario: il coro di entusiasti “dell’umiliazione americana in Afghanistan” e che si stanno agitando nelle piattaforme online, soprattutto nel dark web, è formato per lo più da gruppi di suprematisti bianchi, estremisti antigovernativi, anti-Biden, o meglio ancora pro-Trump, sino ai neonazisti e agli accelerazionisti1. In pratica, l’intera galassia (termine abusato anche qui, come per il variegato mondo del jihadismo) dell’estremismo violento della destra radicale americana.
Il preoccupante attivismo dell’estrema destra
Il preoccupante attivismo dell’estrema destra
Si tratta di un’ammirazione così ostentata verso l’azione dei rivoltosi talebani, la loro misoginia, l’omofobia e l’antisemitismo, da aver alimentato un corposo tam tam mediatico al punto da preoccupare analisti delle agenzie per la sicurezza interna statunitense. Non è la prima volta che accade, tanto che la minaccia di queste comunità dell’estrema destra violenta interna è considerata ben più grave e realistica di quella di stampo jihadista, divenendo una costante negli ultimi rapporti del Dipartimento per la Sicurezza Interna (DHS). D’altronde è da alcuni anni che movimenti legati all’estrema destra, soprattutto violenta – e che ancora non hanno una definizione univoca chiara, per cui a volte far right (estrema destra), oppure
right wing populism (populismo di destra) sino a radical right (destra radicale) – sono molto attivi on line anche se sporadicamente off line, com’è accaduto, ad esempio, il 6 gennaio 2021 con la partecipazione di parte di costoro all’occupazione di Capitol Hill.
Ora, con la manifestazione di ammirazione per i talebani, si tratta per lo più dei Proud Boys, ma anche dei Boogaloo Bois, ossia quello stravagante ed oltremodo armato mondo che opera attivamente on line veicolando, attraverso meme2, anche istruzioni e manuali sull’uso delle armi, confezionamento e posizionamento esplosivo, tutorial sulla fabbricazioni di innesti etc. etc. È comunque un complesso movimento sotto l’ombrello ideologico della destra radicale, senza un leader di riferimento e con gruppi non sempre chiaramente definibili. Gli ultimi fatti afghani avrebbero rinvigorito questi soggetti, dando fiato a narrazioni in cui la violenta retorica circa un’invasione degli sfollati afghani, “pericolosi criminali o terroristi” la fa da padrona. Fa parte di quella loro convinzione circa il timore del grand remplacement ossia che, attraverso grandi flussi di un’immigrazione di massa, si stia ponendo fine alla razza bianca.
I propagandisti di una sharia bianca
Ora, con la manifestazione di ammirazione per i talebani, si tratta per lo più dei Proud Boys, ma anche dei Boogaloo Bois, ossia quello stravagante ed oltremodo armato mondo che opera attivamente on line veicolando, attraverso meme2, anche istruzioni e manuali sull’uso delle armi, confezionamento e posizionamento esplosivo, tutorial sulla fabbricazioni di innesti etc. etc. È comunque un complesso movimento sotto l’ombrello ideologico della destra radicale, senza un leader di riferimento e con gruppi non sempre chiaramente definibili. Gli ultimi fatti afghani avrebbero rinvigorito questi soggetti, dando fiato a narrazioni in cui la violenta retorica circa un’invasione degli sfollati afghani, “pericolosi criminali o terroristi” la fa da padrona. Fa parte di quella loro convinzione circa il timore del grand remplacement ossia che, attraverso grandi flussi di un’immigrazione di massa, si stia ponendo fine alla razza bianca.
I propagandisti di una sharia bianca
È un concetto che sta alla base di manifesti ideologici propri dell’estrema destra così come di video-testamenti o scritti di soggetti che già si sono marchiati di atti violenti come, fra i tanti, Brenton Tarrant, autore della strage in due moschee a Christchurch, in Nuova Zelanda, nel 2019. Nel caso del trasferimento di profughi afghani negli Usa si rischierebbe, quindi, una perdita di controllo e di autorità da parte dei bianchi americani. Ma vi è anche un’altra narrazione, che spiega come fra costoro sia sbocciata un’infatuazione per i talebani, ossia l’ammirazione per un gruppo di insorti mal e poco equipaggiato che ha sconfitto, e con successo, una potenza globale. “Se ce l’hanno fatta loro, perché non noi?” sembrano chiedersi in parecchi nelle chat rooms. E sebbene ciò non significhi passare subito all’azione violenta diretta, dimostra tuttavia come la loro narrativa e la loro visione del mondo si nutrano di stereotipi, tropi, visioni distopiche e apocalittiche a cui si affiancano fatti, quelli sì reali, sino a definire il tutto con toni surreali, come arrivare a chiedere l’imposizione di una sharia bianca e a sottolineare il concetto che “le donne debbano essere trattate nel modo in cui i talebani trattano le loro donne”.
Insomma, la tragedia politica e militare afghana non lo è stata per l’intero popolo americano, se alcuni di questi esponenti dell’estrema destra hanno invitato i propri connazionali a “godersi dell’umiliazione” del ritiro US da quella guerra; ma vi era già stato un precedente, il colpo di stato a Myanmar, da molti (soprattutto QAnon e pro-Trump) invocato anche negli Usa; ma ancor prima, vi era stata la retorica xenofoba nei commenti ai rifugiati libici e siriani.
All’orizzonte i rappresentanti del caos anarchico-violento
Insomma, la tragedia politica e militare afghana non lo è stata per l’intero popolo americano, se alcuni di questi esponenti dell’estrema destra hanno invitato i propri connazionali a “godersi dell’umiliazione” del ritiro US da quella guerra; ma vi era già stato un precedente, il colpo di stato a Myanmar, da molti (soprattutto QAnon e pro-Trump) invocato anche negli Usa; ma ancor prima, vi era stata la retorica xenofoba nei commenti ai rifugiati libici e siriani.
All’orizzonte i rappresentanti del caos anarchico-violento
Insomma, elementi di cui l’amministrazione Biden dovrà fare i conti, in particolare ora che intende concentrare la sua attenzione alle questioni interne. Ed è così che a vent’anni esatti dai fatti dell’11 settembre, con costose, logoranti poco efficaci guerre al terrore e per la democrazia al di fuori dei propri confini, gli Stati Uniti se la devono vedere al loro interno con minacce alla loro stabilità di un altro colore ma non certamente con un altro linguaggio. Le retoriche estremiste, infatti, cavalcano sempre gli stessi argomenti, si alimentano vicendevolmente e addirittura si appropriano di simboli e strutture del “nemico”. Non a caso, e da un po’ di tempo, proprio negli Usa vi sono i Boojahidden, un’entità all’interno dei Boogaloo Bois che reclamano “Noi siamo i boojahidden, vogliamo porre fine alla tirannia, vogliamo libertà e autonomia, i nostri diritti non sono negoziabili, non saremo governati, non ci arrenderemo mai” e si rappresentano come il baluardo del caos anarchico-violento in grado di cambiare le sorti degli Stati Uniti. E l’ispirazione, è facile comprenderlo, arriva proprio dai combattenti il jihad in difesa dell’Islam, alludendo al valore della guerriglia islamica, guarda caso e manco a dirlo, proprio quella dei talebani afghani.
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1Gli accelerazionisti, in particolare quelli statunitensi, sono soggetti convinti che sia necessario alimentare la discordia sociale, sfruttando la decrescita economica, la disoccupazione e tutto ciò che crea disagio sociale al fine di accelerare il collasso degli attuali governi (soprattutto se Dem e con esponenti di colore al loro interno) per sostituirli con altri composti esclusivamente da soggetti di razza bianca.
2Si tratta di rappresentazioni, diffuse on line tramite fotografie o disegni, di soggetti dal carattere ambiguo e dalle battute ironiche, il cui scopo è ridicolizzare soggetti pubblici, così come banalizzare concetti, giudizi, comportamenti, soprattutto se politically correct.
Posted on: 2021/09/03, by : admin
2Si tratta di rappresentazioni, diffuse on line tramite fotografie o disegni, di soggetti dal carattere ambiguo e dalle battute ironiche, il cui scopo è ridicolizzare soggetti pubblici, così come banalizzare concetti, giudizi, comportamenti, soprattutto se politically correct.
Posted on: 2021/09/03, by : admin