Lo sport nell’obiettivo di Martin Parr

di Tiziana Bonomo |

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Si è inaugurata a CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia – “Martin Parr. We ❤ Sports”, la grande mostra dell’autunno che unisce fotografia e sport: un ampio e ironico percorso tra gli scatti di un mito assoluto della fotografia contemporanea che proseguirà fino al 13 febbraio 2022 negli spazi di via delle Rosine 18 in occasione della prima edizione torinese delle Nitto ATP Finals. L’esposizione, a cura di Walter Guadagnini con Monica Poggi e realizzata in collaborazione con Gruppo Lavazza, partner istituzionale e storico sostenitore di CAMERA e con Magnum Photos, ripercorre la carriera del grande autore inglese attraverso 150 immagini dedicate a numerosi eventi sportivi, con un focus tematico incentrato sugli scatti realizzati da Parr in occasione dei più rilevanti tornei di tennis degli ultimi anni.

Che cosa dire di Martin Parr? Del rivoluzionario Martin Parr1 se non che lui è un Mito della fotografia. La sua ironia, il suo sguardo sempre divertito sul “reale” producono immagini al limite del paradosso.
È proprio lui uno tra i primi fotografi a rompere con gli stereotipi classici di bellezza e a rivisitarne – secondo la sua visione – la classica patinata concezione. Martin Parr ha rotto il ghiaccio, da buon britannico, da quell’estetismo raffinato della borghesia e da quella visione un po’ barocca dell’aristocrazia per approdare ad una visione inedita, kitsch, di quanto quel mondo sia bizzarro e a volte ridicolo.

Il “bon ton” cede il posto al “kitsch ton”. Anche se a sua difesa Martin Parr dichiara “Kitsch non è una parola che fa parte del mio vocabolario. Oggi come oggi è molto facile essere un fotografo del kitsch, e credo sia una versione un po’ pigra di ciò che la gente pensa di me. Ma alla fin fine, uso molto raramente la parola kitsch; la evito perché ha una valenza spregiativa: voglio mantenere le mie osservazioni e le mie conclusioni più aperte. Il motivo per cui mi piacciono le località balneari non è perché sono kitsch, ma per la grande energia che sprigionano, per la luminosità, per il colore: ecco cosa mi piace di più”.

Comunque sia la mostra si concentra sul pubblico che guarda lo sport con un percorso che prende avvio da una selezione di rare opere in bianco e nero, già sintomatiche della capacità di Martin Parr di raccogliere le contraddizioni dell’Inghilterra thatcheriana. Le fotografie in esposizione mettono in primo piano gli atteggiamenti delle persone intente a osservare e praticare le più disparate discipline in ogni parte del mondo, dalle corse di cavalli sulle spiagge irlandesi fino al Tai Chi per le strade di Shanghai. È come usa il colore Martin Parr, proprio quello che lo ha reso celebre, che ipnotizza lo spettatore. Quel colore che evidenzia particolari frizzanti in quelle pose e atteggiamenti che spesso lui ha fotografato con degli obiettivi macro.
Oltre agli sport una divertentissima sequenza in località balneari. Cosa dire della coppia di comunissime persone già di una certa età mentre sdraiate sulle sedie a sdraio, e lei appoggia la mano sul braccio di lui? Martin Parr implacabile coglie esattamente quell’attimo in cui lui si sofferma sulla pagina di una rivista d’attualità con un’altra coppia, più giovane e intraprendente, che sprigiona sensualità e seduzione. Mancano in questa mostra le immagini di cibo e di turismo che lo hanno reso celebre e che lo hanno eletto nell’olimpo della fotografia.
La mostra, gioiosa, forse strizza un po’ troppo l’occhio al committente che spesso dovrebbe essere meno invadente nelle scelte obiettive di critici, curatori che dovrebbero sostenere con più sobrietà la vera Cultura e Arte. Ho imparato anche a conoscere altre vite di Martin Parr grazie ad un eccezionale esperto e grande conoscitore della fotografia Francois Hebel – oggi direttore della fondazione Cartier Bresson – che in una impagabile intervista fatta allo spazio Mast di Bologna lo ha reso celebre anche per essere uno tra i più grandi collezionisti di libri al mondo e un originale curatore: il piacere di un dibattito all’insegna di una cultura libera aperta sul mondo. Martin Parr: fotografo, collezionista, curatore. Tutto da conoscere.

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1Martin Parr, nato nel 1952 a Epsom, una cittadina della contea del Surrey, in Inghilterra, fin da giovanissimo sviluppa una grande passione per la fotografia, alimentata dagli incoraggiamenti del padre, fotografo amatoriale. Poco dopo la laurea al Manchester Polytechnic, nel 1974 espone i primi scatti in una mostra personale alla Impression Gallery di York, intitolata Home Sweet Home.
Già in queste prime immagini emergono alcuni dei tratti distintivi della sua poetica, come l’uso della pellicola a colori e del flash per esasperare gli aspetti più singolari e kitsch del quotidiano, elementi che lo renderanno nel giro di pochi anni uno dei protagonisti della cultura fotografica britannica e internazionale. Con uno stile documentario pungente e anticonvenzionale, nel 1994 diventa membro a pieno titolo di Magnum Photos, rivestendone il ruolo di presidente dal 2013 al 2017. Nel corso della sua carriera Martin Parr ha pubblicato più di 100 libri e il suo lavoro è apparso in mostre personali e collettive nei musei e nelle istituzioni più importanti di tutto il mondo. Sono diverse anche le mostre e i libri da lui curati, come i tre fondamentali volumi dedicati all’editoria fotografica pubblicati da Phaidon, a cui ha lavorato insieme a Gerry Badger. Fra i tanti riconoscimenti per il suo contributo in ambito fotografico si contano numerosi premi, tra cui il Sony World Photography Award nel 2017, il premio Erich Salomon nel 2006 e il premio Baume et Mercier nel 2008. Nell’autunno 2017 istituisce la Martin Parr Foundation, con sede a Bristol, che si occupa di gestirne l’archivio, oltre a collezionare e promuovere i lavori di numerosi artisti che si sono concentrati sulla Gran Bretagna.




Posted on: 2021/10/30, by :