L’occhio sugli appalti pubblici in Europa. Valgono 2000 miliardi di euro all’anno
di Enrico Martial|
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Sull’innovazione bisogna tenere d’occhio cosa succede nell’ambito pubblico. Negli appalti di livello locale e urbano si sta sviluppando l’idea di ottenere dalla spesa pubblica non solo gli ovvi risultati materiali dell’appalto stesso, ma anche ricadute sociali ed economiche di natura locale. Se il tema ambientale negli appalti si può dare per (relativamente) acquisito con gli appalti verdi, quello delle ricadute socio-economiche locali non proprio, anche perché sfiora la stessa libera concorrenza. Gli appalti pubblici in Europa hanno un forte impatto sociale, ambientale ed economico, considerato che il loro valore complessivo ammonta a circa 2000 miliardi all’anno.
Su questo tema di “innovazione pubblica” il 24 marzo 2021 si è tenuta (online) la conferenza finale sull’importanza della spesa pubblica in ambito urbano “Making Spend Matter”, organizzata nell’ambito del programma europeo URBACT e ospitata dal comune di Schaerbeek (che sarebbe poi uno dei comuni che compongono Bruxelles). I primi esercizi strutturati sulle ricadute economico-sociali degli appalti locali vengono fatte risalire, come concetto, al 2011 e a una esperienza del Consiglio comunale di Preston, nel Regno Unito, allora Paese membro. Preston aveva iniziato a pensare gli appalti come parte di un nuovo approccio allo sviluppo economico. Secondo Andrew Ridehalgh, responsabile del procedimento del Comune, “volevamo rimuovere parte della burocrazia associata agli appalti e renderli più facile per piccole imprese. Volevamo anche che la nostra spesa per gli acquisti portasse il massimo beneficio alla nostra economia locale e ai nostri residenti, affrontando le sfide sociali e ambientali”. Per generare sviluppo non bastava “investire per attrarre investimenti esterni, ma anche indirizzare la propria spesa pubblica verso le proprie comunità”.
Hanno iniziato con una analisi degli impatti: degli 800 milioni di euro di spesa per acquisti, i fornitori locali di Preston partecipavano per il 5% e per il 39% quelli della contea del Lancashire. Dopo le iniziative per gli appalti articolati con criteri socio-economici, nel 2016 la percentuale a Preston era salita al 18% e nella contea del Lancashire al 79%. I procedimenti di appalto sono un meccanismo rigido, difficile da modificare. Bisogna rispettare i termini di legge (la direttiva, il suo recepimento legislativo e gli eventuali regolamenti), applicare i criteri di prezzo e di qualità, garantire la solidità del processo competitivo tra le aziende, cioè una buona concorrenza. Tuttavia, nella direttiva, nei recepimenti nazionali e nei regolamenti attuativi vi sono i margini di applicazione di criteri socio-economici.
Così il convegno del 24 marzo è anche stato l’occasione per indicare al vasto pubblico delle amministrazioni locali europee (sindaci, eletti e responsabili del procedimento) come passare agli appalti con ricadute socio-economiche (e ambientali: per esempio, anche il trasporto di un bene incide sulle emissioni in CO2). Per gli operatori del settore sono stati creati un canale video Youtube, uno strumento di valutazione della spesa e degli strumenti di formazione online gratuita (Urban Agenda – Public Procurement) con sette moduli, di cui solo uno è dedicato agli aspetti giuridici e legali (la grande preoccupazione dell’amministrazione italiana).
Gli altri riguardano la valutazione e la misurazione della spesa, la strategia (quali sono gli obiettivi dell’appalto, quali strumenti e percorso vanno individuati, come introdurre i criteri ambientali e socio-economici ecc.), l’appalto come strumento verso l’economia circolare (con una Circular Procurement Roadmap), lo scambio di esperienze e conoscenze tra soggetti appaltanti, con proprie reti di cooperazione, il miglioramento della comunicazione tra stazioni appaltanti e fornitori per mezzo di brokeraggio (Innovation Procurement Brokers), e infine le opportunità di finanziamento europee nell’innovazione negli acquisti pubblici.
Trattandosi di innovazione, per giunta pubblica, al lettore distratto potrà sembrare una questione lontana e di natura filosofica. Non è stato così per la città di Preston e per gli altri sei comuni partecipanti, che hanno peraltro coinvolto altre città nelle loro reti intercomunali regionali e (delle ANCI) nazionali.
Posted on: 2021/03/28, by : admin
Su questo tema di “innovazione pubblica” il 24 marzo 2021 si è tenuta (online) la conferenza finale sull’importanza della spesa pubblica in ambito urbano “Making Spend Matter”, organizzata nell’ambito del programma europeo URBACT e ospitata dal comune di Schaerbeek (che sarebbe poi uno dei comuni che compongono Bruxelles). I primi esercizi strutturati sulle ricadute economico-sociali degli appalti locali vengono fatte risalire, come concetto, al 2011 e a una esperienza del Consiglio comunale di Preston, nel Regno Unito, allora Paese membro. Preston aveva iniziato a pensare gli appalti come parte di un nuovo approccio allo sviluppo economico. Secondo Andrew Ridehalgh, responsabile del procedimento del Comune, “volevamo rimuovere parte della burocrazia associata agli appalti e renderli più facile per piccole imprese. Volevamo anche che la nostra spesa per gli acquisti portasse il massimo beneficio alla nostra economia locale e ai nostri residenti, affrontando le sfide sociali e ambientali”. Per generare sviluppo non bastava “investire per attrarre investimenti esterni, ma anche indirizzare la propria spesa pubblica verso le proprie comunità”.
Hanno iniziato con una analisi degli impatti: degli 800 milioni di euro di spesa per acquisti, i fornitori locali di Preston partecipavano per il 5% e per il 39% quelli della contea del Lancashire. Dopo le iniziative per gli appalti articolati con criteri socio-economici, nel 2016 la percentuale a Preston era salita al 18% e nella contea del Lancashire al 79%. I procedimenti di appalto sono un meccanismo rigido, difficile da modificare. Bisogna rispettare i termini di legge (la direttiva, il suo recepimento legislativo e gli eventuali regolamenti), applicare i criteri di prezzo e di qualità, garantire la solidità del processo competitivo tra le aziende, cioè una buona concorrenza. Tuttavia, nella direttiva, nei recepimenti nazionali e nei regolamenti attuativi vi sono i margini di applicazione di criteri socio-economici.
Così il convegno del 24 marzo è anche stato l’occasione per indicare al vasto pubblico delle amministrazioni locali europee (sindaci, eletti e responsabili del procedimento) come passare agli appalti con ricadute socio-economiche (e ambientali: per esempio, anche il trasporto di un bene incide sulle emissioni in CO2). Per gli operatori del settore sono stati creati un canale video Youtube, uno strumento di valutazione della spesa e degli strumenti di formazione online gratuita (Urban Agenda – Public Procurement) con sette moduli, di cui solo uno è dedicato agli aspetti giuridici e legali (la grande preoccupazione dell’amministrazione italiana).
Gli altri riguardano la valutazione e la misurazione della spesa, la strategia (quali sono gli obiettivi dell’appalto, quali strumenti e percorso vanno individuati, come introdurre i criteri ambientali e socio-economici ecc.), l’appalto come strumento verso l’economia circolare (con una Circular Procurement Roadmap), lo scambio di esperienze e conoscenze tra soggetti appaltanti, con proprie reti di cooperazione, il miglioramento della comunicazione tra stazioni appaltanti e fornitori per mezzo di brokeraggio (Innovation Procurement Brokers), e infine le opportunità di finanziamento europee nell’innovazione negli acquisti pubblici.
Trattandosi di innovazione, per giunta pubblica, al lettore distratto potrà sembrare una questione lontana e di natura filosofica. Non è stato così per la città di Preston e per gli altri sei comuni partecipanti, che hanno peraltro coinvolto altre città nelle loro reti intercomunali regionali e (delle ANCI) nazionali.
Posted on: 2021/03/28, by : admin