Il Mappamondo: ritorno al passato, l’Orissa
di Pierfranco Viano|
|Orissa, nome esotico e misterioso, di un territorio poco conosciuto e ancor meno frequentato rispetto ad altri Stati dell’India, ma che offre al visitatore un mondo assolutamente affascinante dal punto di vista culturale, architettonico, antropologico. Dell’Orissa si apprezza l’architettura dei templi della sua capitale Bhubaneshwar, e ci si innamora quando si svela a Konark un autentico gioiello architettonico: il Carro del Sole, che risale al XIII secolo e che l’Unesco ha inserito tra i patrimoni dell’umanità. L’Orissa è il senso della sorpresa, per i suoi villaggi e per i suoi mercati settimanali, dove si incontrano alcune tribù che vivono in zone proibite ai turisti.
L’Orissa è uno stato dell’India Orientale sul Golfo del Bengala dove è stanziata la più alta concentrazione di Adivasi traducibile “in abitanti originari” termine hindi col quale è indicato l’eterogeneo insieme di popoli aborigeni dell’India. Tra la fine del II millennio a. C. e l’inizio del I queste popolazioni vennero a contatto e si scontrarono con le tribù Arya che stavano invadendo il subcontinente indiano. Durante il XIX secolo furono numerosi gli abitanti che si convertirono al Cristianesimo. Ufficialmente sono riconosciute dal governo indiano come “tribù inventariate” (Scheduled Tribes).
L’offerta alberghiera dell’Orissa non è paragonabile ad altri Stati indiani, ma la sistemazione è soddisfacente a Bhubaneshwar ed assolutamente accettabile in altre località. In generale, lo spirito che deve animare il turista è quello dell’adattamento che pervade quelle parti dell’India non ancora stravolte dal turismo di massa. E l’adattamento comincia dai ristoranti: meglio il picnic, per il semplice motivo che non ve ne sono molti in linea con le esigenze occidentali. Bhubaneshwar, la città del Lingaraj MandirIl nostro tour inizia dalla capitale Bhubaneshwar un tempo soprannominata “Città dei templi”. Ne rimangono solo alcuni, ma assolutamente unici e accessibili, ad eccezione del principale, il Lingaraj Mandir, al quale l’accesso è permesso soltanto agli hindu, ma gli stranieri possono godere della vista da una terrazza. La città è molto estesa, ma non caotica come altre città indiane. Da vedere anche le grotte Udayagiri e Khandagiri che si ritiene siano state realizzate da asceti giainisti nel I secolo a.C. Il Giainismo è una delle religioni presenti in India.
Konark e il “mithuna”L’imponente tempio del Sole di Konark, patrimonio dell’Umanità come abbiamo già ricordato, è uno dei monumenti più importanti dell’India. L’edificio religioso ha la forma del carro cosmico di Surya, la divinità induista del sole ed è notevolmente decorato con sculture e bassorilievi. La forma del complesso è quella di un carro trainato da sette cavalli su dodici paia di ruote. I bassorilievi sul basamento o sul muro narrano la vita quotidiana dell’antico stato Kalinga, raffigurando donne intente a cucinare e uomini a caccia.
Molte immagini rappresentano amplessi erotici “mithuna” dal rituale tantrico per cui è famosa. Chi è già stato in India ed ha visitato la cittadina di Khajuraho, nello Stato del Madhya Pradesh, ha visto queste immagini che non si riducono solo ad un aspetto erotico; purtroppo molte guide locali si divertono ad indicare le immagini per scatenare l’ilarità dei turisti, ma vanno ben oltre, al rituale tantrico.
Da non dimenticare che questi luoghi erano e sono luoghi di pellegrinaggio e funzionavano come scuole per i viandanti. Il discorso potrebbe essere molto lungo, ma quello che vediamo su questi monumenti ci mostrano una vita sessuale libera e molto lontana da come si vive il sesso in India oggigiorno. Il tempio è parzialmente in rovina e alcune delle sue sculture sono conservate nel Museo del Tempio del Sole. Descrivere questo monumento è molto diverso da come lo si vive. Una strada maestra con bancarelle, una moltitudine di pellegrini, i turisti che non hanno voglia di ascoltare lunghe spiegazioni, ma vengono stregati dalla bellezza del monumento.
Il pellegrinaggio sacro a PuriUno dei luoghi di pellegrinaggio più sacri dell’India, dove la vita ruota attorno al grande Jagannath Mandir, il maestoso tempio dedicato a Jagannath, Signore dell’Universo e incarnazione di Vishnu. L’attuale tempio è accessibile solo agli hindu e se da una parte dispiace, dall’altra è sicuramente più sicuro per i turisti, perché solo quando si è davanti all’ingresso ci si rende conto dell’immenso numero di indiani che spingono per entrare. I turisti possono salire sulla terrazza di un edificio, ex biblioteca, che negli anni ho visto chiudere e restaurare, da cui si gode una vista meravigliosa sulla via principale e su una parte del Tempio, che è enorme. Naturalmente si lascia tempo libero ai turisti per potersi immergere nella caotica via principale (nella foto in alto).
Da ricordare che ogni anno si svolge lo Ratha Jatra, una processione in cui l’immagine di Jagannath viene portata su un carro lungo la via principale. Milioni di pellegrini si accalcano per toccare il carro ed ogni anno la cronaca registra alcune vittime, persone schiacciate nella calca o addirittura dal carro. In tempo di Coronavirus, ci sono state molte restrizioni per cui la processione, che si è svolta a luglio, è stata vista in diretta televisiva.
Chilika Lake, il lago più famoso dell’IndiaDopo la visita a Puri, una piacevole escursione in barca con rematore è quello che ci vuole… Ed ecco che si apre alla nostra vista la più grande laguna d’acqua salmastra dell’Asia. Il lago è famoso per la presenza di oltre un milione di uccelli migratori che da novembre a metà gennaio vi giungono da terre lontane, Siberia, Iran.
Come avevo accennato, durante il tour dell’Orissa si possono visitare villaggi di tribù, molte cristianizzate, come i Saora, Parajas, Khond. Per quanto riguarda i Khond si dividono in diversi gruppi: Kutia, Maliah, Dongria. Per quanto riguarda i Kutia Khond si possono raggiungere nei loro villaggi e sono famosi perché molte donne sono tatuate in viso. Una delle credenze diffuse nell’Asia Sudorientale riguarda lo spirito tigre. Queste credenze hanno una provenienza estranea all’induismo. Le tribù Kutia Kondh mutuano questa credenza religiosa dalle tigri mangiatrici di uomini che talvolta attaccavano i villaggi. Un problema reale ed attuale fino a che il territorio era per lo più ricoperto dalla fitta vegetazione. Oggi, però, le giovani non vogliono più sottoporsi a questa tradizione dolorosissima. Infatti, i tatuaggi erano praticati con aghi o spine a rischio infezione. I Khond attribuivano il fatto che le tigri assalissero i villaggi ad un insieme di cause soprannaturali, come ad esempio il volere di alcune divinità, vendetta di persone uccise da una tigre, nemici capaci di trasferire il loro spirito nel corpo di una tigre. Secondo le guide locali, dai tatuaggi si distinguevano provenienza e status.
I mercati settimanali di Chatikona e OnkudelliLa visita di questi mercati è proprio un must per un tour in Orissa. Il mercato frequentato dai Dongria Khond, una delle popolazioni più isolate dell’India è quello di Chatikona. Le donne sono riconoscibili per i 3 anelli al naso ed i numerosi orecchini, oltre all’acconciatura con i capelli raccolti sulle spalle. I Dongria ed i Bonda sono conosciuti per essere piuttosto aggressivi. Scendono dai loro villaggi in montagna ed arrivano presto al mercato perché devono poi riposarsi e ripercorrere al contrario molti chilometri a piedi. Ci sono coppie di marito e moglie o gruppi di donne. La visita di questi mercati impone alcune regole da rispettare da parte dei turisti. In primis, fotografare possibilmente da lontano, evitare indebiti avvicinamenti per non provocare reazioni che possono essere anche violente. Nei miei viaggi ho assistito ad un progressivo cambiamento: le donne sono meno riluttanti a far avvicinare gli stranieri e hanno compreso i vantaggi commerciali che ne derivano, vendendo in particolare il piccolo falcetto che esse portano tra i capelli o altri monili. La visita del mercato settimanale di Onkudelli offre la possibilità di incontrare la tribù dei Bonda/Bondo conosciuta per essere la più aggressiva. Stesse regole da rispettare. Le donne sono conosciute per il loro modo di vestire con collanine di perline colorate che coprono il busto fino ad arrivare a coprire il gonnellino “ringa”. Hanno la testa rasata e si ornano con orecchini e grossi collari che un tempo erano di bronzo, ora di alluminio, bracciali e cinture.
Commerciano con il baratto, ma nel tempo anche in questo mercato ho visto cambiare alcune cose. Prima di tutto anche qui le donne Bonda hanno interiorizzato che possono vendere le collanine di perline o i grossi collari ai turisti ricavandone rupie da destinare agli approvvigionamenti famigliari. Sono molto abili nella contrattazione ed hanno fretta di acquistare perché per arrivare hanno fatto molti chilometri partendo di notte. I mariti, da parte loro, si dedicano al commercio di bevande alcoliche ottenute dalla fermentazione di alcune piante. Una “scelta” che li vede già alticci al mattino. Di per sé non sarebbe preoccupante, se non fosse che portano con sé arco e frecce, secondo un’usanza tribale che li vede risolvere le controversie andando per le spicce… In proposito, ricordo che neppure la polizia si avvicinava ai loro villaggi, tra l’altro difficili da raggiungere.
C’è poi un aspetto del costume alquanto singolare rispetto all’Occidente: le donne hanno sempre mariti più giovani. La cosa è spiegata in maniera molto prosaica: il sistema sociale mira affinché la donna non rischi di mantenere da sola, quando con l’avanzare dell’età la forza e la resistenza fisiche si riducono. Naturalmente Bonda e Dongria Khond sono animisti. Come avevo detto anche i Bonda sono facilmente imprevedibili e aggressivi e non sono rari episodi spiacevoli per i turisti, di cui sono stato testimone.
Non ho libri da consigliare perché c’è poco o nulla. Quello che consiglio è la ricerca sul web dei luoghi descritti.
Posted on: 2021/11/27, by : admin