Non scambiamo le azioni Tim per quelle del Monopoli…

di Pietro Terna|

|

Altro che spillo, mi viene da suggerire ai lettori: è uno spillone rovente quello puntato su TIM, il cui Consiglio di amministrazione è convocato d’urgenza per oggi pomeriggio, domenica 21 novembre 2021, per valutare la proposta di KKR1 – fondo di investimento USA che parrebbe accompagnato nell’operazione dalla banca d’affari JP Morgan – per l’acquisto dell’intero gruppo. Il tutto avviene mentre altri fondi di investimento “ronzano” intorno a Tim, che evidentemente ha un buon profumo.2 Dal canto suo, Vivendi,3 operatore francese nel campo dei media e delle comunicazioni, primo azionista di TIM, negli ultimi tempi non ha fatto mistero di volere un cambio di management, tanto che un CdA è già convocato per il 26 novembre.

Una partita apertissima per Draghi, che ha la Cassa Depositi e Prestiti importante azionista di TIM e un civil servant come Salvatore Rossi nel ruolo di presidente della società. Quel Salvatore Rossi che seppe, in un momento difficile per il nostro Paese, con ciò che si configurava a mio avviso come l’assalto di Matteo Salvini alla diligenza, rinunciare alla carica di direttore generale della Banca d’Italia per rendere possibile una successione nelle nomine dell’Istituto che ne preservasse l’indipendenza.4

Draghi dispone del cosiddetto golden power,5 che è in sostanza un potere di veto in campo societario, ma sono convinto che non lo userà, perché sarebbe un segno di debolezza. L’Italia sa di essere un paese importante sullo scenario economico mondiale e deve mostrare di esserne consapevole, attivando una rete di sicurezza che convinca tutti gli attori, più o meno spregiudicati, della scena economica che non è buona cosa giocare al Monopoli in Italia e in Europa, con un’azienda da 50mila dipendenti e soprattutto con un bene strategico italiano e europeo.

Povera Tim, o Telecom che sia, azienda che ne ha letteralmente viste di tutti i colori6a partire dalla privatizzazione del 1997, con personaggi di ogni tipo alla sua guida, dai manager capaci di etica e visione a quelli che non vedevano che il tornaconto a breve, ad esempio chiudendo il centro di ricerca CSELT7 a Torino. Centro che aveva guidato il consorzio mondiale che definì gli standard grazie ai quali ascoltiamo la musica con il telefonino. Ci fu anche un personaggio che si autodefinì “very powerful chairman”, ma non ci credette nessuno.

_______