O responsabilità o al voto, non è tempo di guerriglie nel governo

di Claudio Artusi|

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È iniziata la danza (macabra) intorno allo scalpo del governo. Nella notte tra mercoledì e giovedì scorsi Draghi si è ritrovato come si suole dire “sotto” ben quattro volte e, con un governo che ha una maggioranza quasi totalitaria, non si può certo parlare di un casuale, ancorché sgradevole, incidente di percorso. Vi era da aspettarselo che la luna di miele Governo-Parlamento si consumasse, ma non certo così in fretta. E la parvenza di unità ritrovata ieri, appare una intesa fragile.

Vi sono due motori di questo fenomeno che purtroppo troveranno ancor più fiato col trascorrere dei mesi e l’avvicinarsi dell’appuntamento elettorale. Uno è in capo ai partiti, che, senza un programma, senza una identità, senza un radicamento sociale, per competere devono intestarsi qualche rivendicazione che dia loro presunto fiato elettorale. Che si tratti di bagnini, o di imprenditori in crisi, o di famiglie taglieggiate dalle bollette o di no vax, no green pass, poco importa. L’importante è avere una riconoscibilità per qualche fetta di opinione pubblica: di certo la collegialità di governo è l’antitesi di questa esigenza.

L’altro motore del deterioramento del quadro politico riguarda “il parlamentare ignoto”, che all’80% sa di non essere rieletto per la riduzione del numero degli eletti e per la labilità dell’assetto interno dei partiti. Su di essi i leader di partito hanno un potere quasi nullo e quindi, anche qualora ci fosse una presa di responsabilizzazione delle élite di partito, il passaggio di qualunque provvedimento nei due rami del Parlamento sarà una guerriglia.

Draghi non è uno sprovveduto e poiché a pensar male si fa peccato, ma non si sbaglia, il suo desiderio natalizio di fare il “nonno” della Repubblica forse nasceva anche da questa consapevolezza. Il secondo anno di questo governo sarà durissimo, non nascondiamocelo.

In ogni caso, qualche antidoto si può attivare. Uno è stato evocato esplicitamente da Draghi, dopo la sua sfuriata: “senza una maggioranza affidabile non resto un giorno di più”. In altre parole, la porta che si apre al voto diventa un portone. Un altro è quello di creare una sorta di direttorio o di cabina di regia sotto il cappello del presidente Mattarella guidato dal presidente Draghi e formato dai capi delle forze politiche. Non dimentichiamo che l’unico certo di esserci a lungo è il Presidente della Repubblica e da lui, sia prima che dopo, le elezioni tutti devono passare.

Un altro ancora sono i media: è così utopistico immaginare che, pur nel pluralismo, abbiano una linea comune nel dare visibilità e popolarità alle politiche di responsabilità? I venti di guerra, i referendum, la legge elettorale, l’inflazione, la crisi energetica, metteranno a dura prova il bisogno di buon governo dei prossimi mesi, ma aggrappiamoci alla consapevolezza che gli italiani tirano fuori il meglio di sé dinanzi alle grandi difficoltà. Ve ne sarà un gran bisogno!




Posted on: 2022/02/19, by :