Oltre Pompeo, paure e resistenze geopolitiche delle superpotenze e il Vaticano di Francesco

di Luca Rolandi |

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Il governo degli Stati Uniti lancia una sonora bordata contro la politica di avvicinamento della Santa Sede alla Cina, e in particolare contro lo storico accordo tra il Vaticano e il governo di Pechino sulle nomine dei vescovi che, a due anni dalla firma, è ora in via di rinnovo. Il tema è aperto e molto dibattuto. E riguarda gli aspetti relativi alla diplomazia di uno Stato, il Vaticano, con un altro Stato quello della Cina. Ma non solo: vi sono evidenti implicazioni di carattere culturale, filosofico e pastorale, naturalmente spirituale, per la quali la Chiesa è chiamata a operare nella testimonianza del Vangelo. La Chiesa, infatti, dialoga con tutti. Anche con i dittatori, ammonendoli e cercando di portare il Verbo di salvezza, verità, liberazione, amore e pace, con tutte le cautele diplomatiche al mondo intero.

La dimensione metastorica ed escatologica della Chiesa, popolo di Dio in cammino verso il Regno e quella temporale, certamente ridotta e riportata negli ultimi due secoli ad una dimensione di separazione di piani e di confronto con il mondo, riemergono però in modo chiaro in questa stizzita presa di posizione del segretario di Stato degli Stati Uniti, che non pare un fine diplomatico, ma una personalità molto forte e frontista. Delicatissimo il rapporto con la Cina per tutti, anche per il Vaticano, che nella dignità e libertà di vita, pensiero, parola e azione di tutti, tutti sono figli di Dio, è sempre impegnata per un mondo più umano prima ancora che cristiano. E dunque il tema degli accordi diplomatici in relazione anche ad una palese ed evidente violazione dei più elementari diritti umani della quasi ormai prima potenza mondiale, guidata da un regime non democratico, ma oligarchico e dittatoriale (il Partito Comunista Cinese) è fonte di un forte disagio.

Il segretario di Stato Mike Pompeo ha affermato via Twitter che “due anni fa la Santa Sede ha raggiunto un accordo con il partito Comunista Cinese nella speranza di aiutare i cattolici in Cina. Ma l’abuso del Partito Comunista Cinese sui fedeli è solo peggiorato. Il Vaticano metterebbe in pericolo la sua autorità morale se rinnovasse l’accordo”. Pompeo sottolinea che “il Dipartimento di Stato americano è una voce forte per la libertà religiosa in Cina e nel mondo. Continueremo a farlo e a essere a fianco dei cattolici cinesi. Chiediamo al Vaticano di unirsi a noi”. A questo punto, non è difficile intuire su quale fondale voglia muoversi l’America di Trump. Dietro Pompeo agiscono le forze anti Francesco, la destra americana che vuole dare una lezione al Papa sudamericano, argentino con origini italiane, pista sicuramente possibile. Ma c’è di più. La Casa Bianca è sostanzialmente contro le idee di Francesco e le combatte in modo subdolo, mettendo sul piatto il rapporto con la Cina. Rapporto sul quale evidentemente ci sono ombre e criticità. Ma è forte per il presidente Usa ripristinare una politica dei blocchi in cui ora il carissimo nemico è il colosso asiatico.

“I cattolici sono fra le voci più forti a Hong Kong per i diritti umani, inclusi Martin Lee e Jilly Lai. Pechino li ha arrestati, li ha spiati per il ‘reato’ di promuovere la libertà. Il Vaticano dovrebbe stare con i cattolici e il popolo di Hong Kong”, ha aggiunto Pompeo infilando un trittico di tweet, al quale ha allegato anche un suo editoriale per First Things, rivista religiosa e conservatrice. E dunque sul fronte di Hong Kong si gioca anche l’asse diplomatico Vaticano e Cina. Un editoriale nel quale afferma che la “storia ci insegna che i regimi totalitari possono solo sopravvivere nel buio e nel silenzio. Se il Partito Comunista Cinese” riuscisse ad “assoggettare la Chiesa Cattolica e le comunità di altre religioni, allora i regimi che disdegnano i diritti umani saranno rafforzati, e il costo per resistere alla tirannia da parte dei credenti salirà”.

Dalla Santa Sede non si hanno ancora reazioni ufficiali alle affermazioni provenienti dall’amministrazione Trump. Meno di una settimana fa era stato il primo collaboratore del Papa, il cardinale segretario di Stato Pietro Parolin a dichiarare che l’accordo sulla nomina dei vescovi, tra il Vaticano e la Cina, scadrà “ad ottobre”, ma le intenzioni comuni sono di proseguire con il suo rinnovamento. “L’accordo non è ancora spirato – ha spiegato il mite segretario di Stato della Santa Sede -, lo sarà nel mese di ottobre, quando scadranno i due anni dal momento in cui è entrato in vigore ed è stato firmato, quindi non si è ancora compiuto”. Alla domanda poi se ci siano buone prospettive per il rinnovo, ha aggiunto: “Sì, io credo proprio di sì, la nostra intenzione è che sia prolungato, che si continui ad adottarlo ‘ad experimentum’. Se c’è la stessa intenzione anche da parte loro? Penso e spero di sì, anche se questi primi risultati non sono stati particolarmente entusiasmanti, ma mi pare che si è segnata una direzione che vale la pena di continuare poi si vedrà, rimane aperto però il discorso della collaborazione, va applicato in ogni epoca storica, anche nei confronti di questo grande Paese”.

Anche da Pechino, quasi in contemporanea, sono giunte assicurazioni sul fatto che l’intesa provvisoria del 2018 “è stata attuata con successo negli ultimi due anni grazie agli sforzi congiunti” e sulla volontà di “continuare a mantenere uno stretto contatto per migliorare ulteriormente le relazioni bilaterali” (tra Cina e Santa sede le relazioni diplomatiche si sono interrotte nel 1951). Un processo che va avanti – l’attuale “ostpolitik” del Vaticano di papa Bergoglio – che evidentemente non va giù all’amministrazione Usa, impegnata in un duro scontro con Pechino su questioni come, tra le altre, il 5G, le guerre commerciali, la raccolta di informazioni, e anche la situazione di Hong Kong. Nell’agenda del capo della diplomazia Usa, che dovrebbe tornare a fine mese in Italia e in Vaticano, vi sono incontri istituzionali e di vertice che mirano, però, con queste premesse, a scoraggiare l’Italia dall’accettare investimenti di Pechino in strutture portuali e pressione sulla Santa Sede, proprio mentre essa sta curando con particolare attenzione le sue relazioni con la Cina Popolare. Insomma, si prospetta un autunno “caldo” sul piano diplomatico.




Posted on: 2020/09/23, by :