Paure, pregiudizi e scienza in tempo di pandemia

di Chiara Laura Riccardo
e Emanuele Davide Ruffino|

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Da sempre il diffondersi di un virus ha il potere di risvegliare le paure più strane tra le popolazioni colpite. Non fa eccezione il nostro mondo super tecnologico, dove ognuno di noi ha a disposizione sofisticate tecnologie altamente performanti con una notevole capacità di rispondere ad ogni quesito, dal più banale al più complesso, ma le cui risposte ed il cui utilizzo necessitano di capacità critica e di discernimento. Nonostante ciò, veniamo comunque assaliti da numerose paure, dalle agofobie a mille altre, del tutto irrazionali che la pandemia ha ulteriormente esasperato.

Gli effetti sui combattenti nei conflitti mondiali e periferici

Lo studio di come l’individuo reagisce se messo sotto pressione, vanta innumerevoli antecedenti, tra gli altri quelli di Padre Agostino Gemelli (suoi i testi “Psicologia e biologia”, 1908, e “La teoria somatica delle emozioni”, 1910). Fondatore dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, padre Gemelli analizzò gli shock dei militari provocati dagli effetti della prima guerra mondiale con un approccio che collegava la biologia alla psicologia sperimentale. In molti casi, si trattava di combattenti nelle trincee, incapaci a guerra finita di rientrare nel quotidiano e adattarsi alla normalità. Un disadattamento sociale che si ritroverà anche in altri paesi nelle successive epoche storiche (Seconda guerra mondiale, guerra in Indocina e in Algeria per i francesi, conflitto in Vietnam per gli americani). Per nostra fortuna, le nostre generazioni non hanno dovuto affrontare gli orrori della guerra, ma ora devono affrontare una sfida, quella delle paure provocate dalla pandemia, cui sembrano essere non del tutto preparati.

All’iniziale paura del contagio, infatti, si sono aggiunte altre preoccupazioni di natura economica (per l’insicurezza provocata del rendere maggiormente precarie le condizioni economiche, non superabili dall’attuale fase di ripresa), per il timore di altre ondate (inevitabilmente il virus muta e si evolve generando altre varianti), la modificazione delle abitudini sociali cui eravamo abituati, tutto questo non senza traumi. Le paure vanno affrontate a livello individuale, ma devono essere studiate scientificamente per fornire alla società gli strumenti per superare il critico momento che stiamo vivendo.

L’ossessiva ricerca di verità sul web

Ripartendo da Padre Gemelli e dal suo parere su Padre Pio che definì “uno psicopatico ignorante e che indulgeva in automutilazione e si procurava artificialmente le stigmate allo scopo di sfruttare la credulità della gente” (va però precisato che il fondatore dell’Università Cattolica non fu mai fautore di provvedimenti relativi al frate Cappuccino), ci ritroviamo di fronte ad una storia che sistematicamente propone scontri tra l’assecondare fenomeni inspiegabili e il rigidismo scientifico basato esclusivamente sulle indagini dei fenomeni osservati. Per le stranezze del destino, la paura sollecita questi due atteggiamenti, spronando da un lato Padre Pio a non aver paura dei fenomeni inspiegabili e prodigarsi nel dare conforto ai suoi simili e lo scienziato-frate Gemelli ad affrontare sentieri ancora inesplorati della scienza.

Nel mezzo però tante persone si lasciano bloccare dall’ignoto e cercano su qualche proclama pubblicato su internet una verità assoluta che dia certezze. E così, anziché impegnarci nel migliorare il mondo in cui viviamo, ci confrontiamo e discutiamo su come applicare le regole sul green pass (quando l’unica cosa che conta è quella di ridurre gli assembramenti), sui guadagni delle case farmaceutiche che producono vaccini (domanda raramente avanzata negli anni precedenti la pandemia) e su tante altre questioni che non aiutano a disegnare il futuro della società, ma forse sono solo un modo per “stregonizzare” le paure che stiamo attraversando.

Nictofobia, agorafobia e sindromi varie

L’effetto collaterale più evidente, conseguente alla pandemia e ai lockdown cui siamo stati sottoposti, ha assunto termini nuovi: dal pandemic cocoon al bozzolo pandemico, dalla sindrome della capanna a quella del prigioniero. Fenomeni che presentano un unico comune denominatore: la paura di tornare a stare in mezzo alla gente. Alcuni studi, che hanno scandagliato i Google Trends per conoscere le ricerche “spaventose” degli italiani in questi ultimi due anni, hanno evidenziato che tra le ricerche on line con la stringa “paura di/del”, dopo il podio del termine “Covid” e a seguire il “Buio” del 2020, quest’anno è il vaccino a irrompere al primo posto con, a seguire, di nuovo Covid e il buio.

Un interrogativo sorge dunque spontaneo: questo binomio di paure degli italiani (Covid e buio) sarà un caso? Forse sì, o forse, come diceva Nietzsche, si tratta di “causalità fantastiche”, cioè frutto della fantasia o della paura. Certo è che, il buio correlato al Covid, è un’interessante metafora di sintesi delle paure dei nostri giorni. A pensarci bene, dall’arrivo del coronavirus ci muoviamo nel buio di una lunga notte che non sappiamo quando finirà. Questo buio può essere rischiarato e le paure sconfitte stando al di fuori di qualunque propensione ideologica. Siamo individui dotati di conoscenze e di tecnologie a nostro supporto, tecnologie così performanti che spesso ci fanno credere di avere il dominio della realtà che ci circonda così da poter affrontare qualunque imprevisto ed evenienza. Un virus sconosciuto ha messo in crisi questa certezza e ci ha fatti sprofondare nel baratro dell’incertezza e costretto alle difese che si usavano ai tempi della peste (il distanziamento, l’isolamento sociale ecc.).

Oggi però, trascorso quasi due anni dall’allarme pandemia, abbiamo imparato (non tutti ancora…) quanto le scelte individuali possano contribuire al bene comune aiutandoci a rinquadrare i modelli di vita (e anche economici) tradizionali con l’importanza e il valore dei beni relazionali. E come sempre, in questo cammino, la scienza con le sue ricerche e con i suoi dati ci sostiene nel viaggio verso il saperci abituare alla paura, o meglio, alle “nuove paure”, che oggi finalmente, forse, hanno iniziato a farci meno “paura”.





Posted on: 2021/12/10, by :