Plauso a Draghi… Ma la democrazia non è il salotto dei ricchi

di Andrea Surbone |

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Amo l’iperbole, incondizionatamente. Permette di visualizzare; esattamente come due millenni fa le parabole. E al pari delle parabole, si rivolge ai semplici, oggi diciamo al popolo. Perché è al popolo che dobbiamo rivolgerci, come ben ha evidenziato Serena Pellegrino. Quel popolo che osanna i capitani d’industria e i manager: gente che sa far soldi e che, per questo, è degna d’ammirazione e, soprattutto, di lauti compensi.

Ebbene, come mai non riusciamo a vedere in un Parlamentare o in un Ministro un manager di un’azienda da 60 milioni di dipendenti? Direte: i Parlamentari sono 945, fra Deputati e Senatori; rimangono comunque figure apicali, ciascuno di un’azienda da 63.492 dipendenti (60.000.000 di italiani diviso 945). Più o meno l’ENEL, il cui AD Francesco Starace percepisce circa 5 milioni all’anno (dato del 2018). Perché, allora, lamentarsi per lo stipendio dei parlamentari? Perché accogliere con plauso il ricco che rinuncia (attenzione: capiamone bene il motivo…, rispetto al gesto di Mario Draghi) a uno stipendio che gli è dovuto?

Politicamente ha già scritto tutto Serena Pellegrino1; non serve aggiungere altro alle sue lucidissime parole. Torniamo, allora, all’iperbole. La gravissima crisi totale innescata dalla pandemia su una società già pienamente in crisi totale (ma che la propaganda riusciva ancora a spacciarci come positiva) ha aperto uno spiraglio: si percepisce un rinnovato desiderio e bisogno di Stato; una ritrovata consapevolezza che senza Stato non vi è consesso civile. E con Stato s’intende da un Parlamento efficiente e di qualità a una Pubblica Amministrazione parimenti efficiente e di qualità, oltre che di dimensioni paragonabili ai nostri competitors (Francia, Germania, USA e via dicendo). Perché è vero che lo Stato è un’azienda; solo che non lo è nell’accezione con la quale tale affermazione è stata pronunciata. Lo Stato è un’azienda in quanto ha l’obbligo di rispettare i suoi obiettivi; e per fare ciò serve un’organizzazione all’altezza del compito.

Siamo, quindi, in presenza di un lavoro vero e proprio che va retribuito; e deve essere retribuito affinché la politica non ritorni a essere il trastullo – potenzialmente nobilissimo, sia chiaro – di coloro che se lo possono permettere. Perché non vi può essere Democrazia in una società a suffragio universale dove il voto è un diritto, ma nella quale la candidatura non lo è, di fatto essendo limitata a chi ha i soldi. Democrazia è in una società a suffragio universale dove il voto e la candidatura sono un diritto. Tutto il resto è oligarchia o dittatura. Dimenticavo: in cosa lo Stato differisce da un’azienda? Nell’obiettivo: il profitto per l’azienda, mentre per lo Stato l’obiettivo è il benessere di tutti i suoi cittadini. _______