Premiamo anche l’etica e isoliamo gli evasori fiscali

di Mauro Nebiolo Vietti |

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Apprezzo chi, come Anna Paschero, che da questo sito incita il politico alla lotta all’evasione fiscale. Temò però che sia una battaglia inutile. Lo dice la storia, lo conferma la cronaca. Se affidiamo al politico la sanatoria di un grave problema come quello dell’evasione fiscale, probabilmente ci ritroveremo a discuterne per qualche decennio, così come abbiamo fatto nel passato. Lasciamo perdere la destra di Salvini o quella di Berlusconi per i quali l’equità fiscale è solo un paradosso e in ciò non vi è nulla di censurabile, perché essi si limitano a rappresentare il loro elettorato. Veniamo invece alla sinistra, il cui compito dovrebbe essere, tra l’altro, quello di assicurare il prelievo fiscale secondo criteri progressivi, come peraltro previsto dalla nostra Costituzione e come fortemente enfatizzato dai Padri fondatori.

Non c’è bisogno di risalire nel tempo, è sufficiente soffermarsi alle ultime scelte: l’attuale Presidente del Consiglio, infatti, presentando il progetto delle legge di bilancio, aveva annunciato alcune misure antievasione, cadute però una dopo l’altra, alcune per l’opposizione di Renzi, altre per quella di Di Maio. Il che presume che entrambi vogliano recuperare voti dagli evasori, ma si illudono perché pretendere riconoscenza e lealtà da un disonesto è irreale. Dopodiché tutto è finito con la burletta degli scontrini. Come molti, quando i giornali ne hanno parlato, ho pensato ad una parodia di Crozza, poi si è capito che era proprio vero. Chissà quanti evasori cesseranno di esserlo per partecipare alla lotteria degli scontrini… Alle richieste di Renzi e Di Maio, PD e LEU hanno risposto con il silenzio. Per non far cadere il governo? Dubito che Di Maio, che sa che perderà metà dei voti in caso di elezioni, o Renzi, che ha bisogno di tempo per consolidarsi, ne avrebbero favorito la cessazione. Poiché non è così, la risposta può essere una sola: LEU e PD non considerano rilevante il tema tanto da giustificare un grave conflitto con gli alleati.

Qualche politico potrebbe rispondere come da tradizione e cioè che il problema è serio e che si intende affrontarlo con determinazione, ma in questa fase è necessaria una tattica più prudente per non danneggiare equilibri instabili. Senonchè la tattica, e cioè la miglior posizione soporifera, non uccide solo la strategia, ma allontana i valori fondanti fino a renderli sbiaditi. Tutto ciò non si giustifica con la necessità di mediare perché non è ammissibile che qualcuno si schieri con chi danneggia volontariamente il tessuto sociale da cui trae servizi che non intende pagare. Si tratta di un errore che può generare gravi conseguenze; l’evasione prima di essere un problema finanziario è un’emergenza etica e sociale; chi usa le risorse dello Stato (scuole, sanità e quanto altro), ma non partecipa alla spesa è un parassita e, come tale, spregevole.

Gli effetti dell’epidemia sul sistema economico sono devastanti e gli stanziamenti del governo (che sono destinati ad aumentare) incideranno sulla nostra possibilità di ripresa in modo significativo rispetto ad altri paesi che hanno un debito pubblico meno gravoso. Se oggi noi siamo appesantiti da un debito rilevante non è certo colpa esclusiva degli evasori, ma essi partecipano in modo significativo, tant’è che l’Agenzia delle Entrate stima un’evasione annuale di 110 miliardi di euro. Ed allora, se crediamo che l’evasione sia un’emergenza sociale, occorre che sia il cittadino a convincersi che l’evasore è una persona pericolosa che deve essere emarginata. Se chi evade sarà socialmente isolato, saranno in molti a ricredersi ed a voler recuperare un consenso sociale.

Nessuno di noi ha mai invitato a cena uno spacciatore, invece lo abbiamo fatto con un evasore, ma non capisco la differenza. Entrambi godono di un vantaggio ingiusto, entrambi sono consapevoli che il loro comportamento determina un danno sociale, eppure il primo a casa nostra non mette i piedi, il secondo sì. La politica ha dimostrato di essere incapace a dichiarare l’ostracismo all’evasore, ed allora tocca alla comunità isolare chi si approfitta dei pagamenti altrui perché solo additandoli ed isolandoli molti non accetterebbero il conseguente discredito sociale e rientrerebbero nei ranghi. L’esempio lo ha dato Mattarella, ricordando la grave lesione sociale provocata dall’evasione fiscale ed il tema è stato ripreso dal Presidente del Consiglio a cui ha fatto da contro altare l’assoluto silenzio dei suoi ministri e dei partiti che essi rappresentano. Se quanto sopra è condiviso dai più, lancio un progetto: creiamo un centro che realizzi su web un archivio con i nomi degli evasori, ovviamente arricchendolo con il tempo ed insistendo nel ricordare ai cittadini che si tratta di pericolosi parassiti; non perdiamo tempo con la politica perché, come ha sostenuto Bersani in un’intervista, “anche gli evasori votano”.




Posted on: 2020/12/07, by :