Proposta Letta: la tassa di successione ha un significato più ampio
di Anna Paschero|
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La proposta del segretario nazionale del Pd Enrico Letta centrata sull’assegnazione ai giovani di una sorta di “dote” per il loro futuro, da finanziarsi con un prelievo più pesante dell’imposta di successione sui grandi patrimoni, resiste e trova sempre più spazio sull’agenda politica. L’articolo di Francesco Pallante, pubblicato su Micromega,(https://www.micromega.net/letta-dote-diciottenni-fisco/) pur apprezzandone l’intento redistributivo, la riprende in senso critico, citando le Lezioni di Politica Sociale (1944) di Luigi Einaudi. La funzione redistributiva delle imposte si attua, in altre parole, con un prelievo fiscale progressivo e con il suo impiego in politiche pubbliche orientate alla generalità dei cittadini per consentire loro di poter sviluppare le proprie “attitudini” e la propria “personalità”.
Secondo Francesco Pallante, la proposta di Enrico Letta si inserisce invece nella logica, abusata negli ultimi anni, di un ennesimo “bonus” a favore dei singoli individui rilevando come in tal modo lo Stato, rimettendo a quest’ultimi la cura dei propri interessi particolari, si rivela incapace di promuovere politiche di interesse generale derogando dalla propria principale funzione. In pratica la proposta valorizza il privato a discapito del pubblico.
La critica in questo senso è a mio avviso condivisibile, riguardando non tanto la modalità del prelievo delle risorse attraverso il potenziamento di una imposta praticamente inesistente in Italia, (quella sulle successioni), quanto le modalità del suo impiego che non possono tradursi in un mero contributo “ad personam”. Sul primo punto e in termini redistributivi è necessario rivedere la tassazione sul passaggio generazionale come strumento indispensabile per ridurre la concentrazione della ricchezza in poche mani. La principale motivazione è quella di stimolare la mobilità sociale intergenerazionale e garantire una società più uguale e mobile nel divario ricchi–poveri.
Sul secondo punto – l’impiego delle risorse così raccolte – si può invece discutere. L’ARDeP nel 2018 ha pubblicato sul proprio sito il Dossier “Fisco e uguaglianza” (http://www.ardep.it/articoli/fisco/402-dossier-fisco-e-uguaglianza/) dove, accanto alla proposta di una profonda revisione dell’IRPEF in senso progressivo e più aderente al dettato costituzionale, appare quella di una nuova imposta di successione “per ridurre le disuguaglianze”. La revisione dell’ IRPEF prevede, tra l’altro, l’eliminazione di ogni forma “personalistica” di detrazione di imposta – tra cui i vari “bonus” (che peraltro producono effetti regressivi) al posto della riduzione universale della base imponibile di quel tanto che non può essere tassato perché, come affermato dai Patri Costituenti, non si può tassare ciò che serve al cittadino per soddisfare i suoi bisogni primari e quelli della propria famiglia.
La revisione dell’imposta di successione prevede che il maggior gettito così derivante venga iscritto nel bilancio dello Stato, Missione “Diritti sociali, politiche sociali e famiglia”, Programma “Garanzia dei diritti dei cittadini” attraverso l’istituzione di un apposito capitolo avente ad oggetto “Fondo per l’uguaglianza alla nascita e per la mobilità sociale inter – generazionale”. Nell’intenzione di chi ha elaborato la proposta, queste risorse devono servire al sostegno di bambini e di giovani le cui famiglie si trovano sotto la soglia del reddito di povertà relativa, affinché a tutti i cittadini, fin dalla nascita siano garantite le stesse possibilità di crescita e di affermazione nella vita, a partire dagli studi fino alla costruzione di una attività lavorativa. Non è solo più una questione di uguaglianza (dare a tutti le stesse cose) ma anche di equità (dare a tutti le stesse possibilità).
La creazione di un Fondo, il cui utilizzo è vincolato a questo specifico obiettivo, rappresenta a tutti gli effetti una politica pubblica che può realizzarsi con interventi diversi: dal potenziamento delle scuole per l’infanzia e di primo grado, alla fruizione di servizi educativi gratuiti, con la finalità di garantire un effettivo diritto allo studio scolastico e universitario, e, in ultima analisi, ad una occupazione dignitosa, per “non lasciare indietro nessuno”, espressione così cara a Mario Draghi. L’imposta per sua natura ha carattere di generalità, ovvero il prelievo di risorse che deriva dalla sua applicazione serve per finanziare servizi pubblici indivisibili, a prescindere dall’utilità o meno che ne ritrae il singolo. Non è un tributo di scopo e come tale non può che rivolgersi a beneficio dell’intera comunità, anche di quella parte che ne viene colpita più di altre. La proposta dell’ARDeP valorizza le politiche pubbliche a vantaggio dei giovani, per sostenerli fino al momento della loro piena autonomia attraverso il potenziamento di servizi pubblici a loro dedicati.
Posted on: 2021/06/03, by : admin
La critica in questo senso è a mio avviso condivisibile, riguardando non tanto la modalità del prelievo delle risorse attraverso il potenziamento di una imposta praticamente inesistente in Italia, (quella sulle successioni), quanto le modalità del suo impiego che non possono tradursi in un mero contributo “ad personam”. Sul primo punto e in termini redistributivi è necessario rivedere la tassazione sul passaggio generazionale come strumento indispensabile per ridurre la concentrazione della ricchezza in poche mani. La principale motivazione è quella di stimolare la mobilità sociale intergenerazionale e garantire una società più uguale e mobile nel divario ricchi–poveri.
Sul secondo punto – l’impiego delle risorse così raccolte – si può invece discutere. L’ARDeP nel 2018 ha pubblicato sul proprio sito il Dossier “Fisco e uguaglianza” (http://www.ardep.it/articoli/fisco/402-dossier-fisco-e-uguaglianza/) dove, accanto alla proposta di una profonda revisione dell’IRPEF in senso progressivo e più aderente al dettato costituzionale, appare quella di una nuova imposta di successione “per ridurre le disuguaglianze”. La revisione dell’ IRPEF prevede, tra l’altro, l’eliminazione di ogni forma “personalistica” di detrazione di imposta – tra cui i vari “bonus” (che peraltro producono effetti regressivi) al posto della riduzione universale della base imponibile di quel tanto che non può essere tassato perché, come affermato dai Patri Costituenti, non si può tassare ciò che serve al cittadino per soddisfare i suoi bisogni primari e quelli della propria famiglia.
La revisione dell’imposta di successione prevede che il maggior gettito così derivante venga iscritto nel bilancio dello Stato, Missione “Diritti sociali, politiche sociali e famiglia”, Programma “Garanzia dei diritti dei cittadini” attraverso l’istituzione di un apposito capitolo avente ad oggetto “Fondo per l’uguaglianza alla nascita e per la mobilità sociale inter – generazionale”. Nell’intenzione di chi ha elaborato la proposta, queste risorse devono servire al sostegno di bambini e di giovani le cui famiglie si trovano sotto la soglia del reddito di povertà relativa, affinché a tutti i cittadini, fin dalla nascita siano garantite le stesse possibilità di crescita e di affermazione nella vita, a partire dagli studi fino alla costruzione di una attività lavorativa. Non è solo più una questione di uguaglianza (dare a tutti le stesse cose) ma anche di equità (dare a tutti le stesse possibilità).
La creazione di un Fondo, il cui utilizzo è vincolato a questo specifico obiettivo, rappresenta a tutti gli effetti una politica pubblica che può realizzarsi con interventi diversi: dal potenziamento delle scuole per l’infanzia e di primo grado, alla fruizione di servizi educativi gratuiti, con la finalità di garantire un effettivo diritto allo studio scolastico e universitario, e, in ultima analisi, ad una occupazione dignitosa, per “non lasciare indietro nessuno”, espressione così cara a Mario Draghi. L’imposta per sua natura ha carattere di generalità, ovvero il prelievo di risorse che deriva dalla sua applicazione serve per finanziare servizi pubblici indivisibili, a prescindere dall’utilità o meno che ne ritrae il singolo. Non è un tributo di scopo e come tale non può che rivolgersi a beneficio dell’intera comunità, anche di quella parte che ne viene colpita più di altre. La proposta dell’ARDeP valorizza le politiche pubbliche a vantaggio dei giovani, per sostenerli fino al momento della loro piena autonomia attraverso il potenziamento di servizi pubblici a loro dedicati.
Posted on: 2021/06/03, by : admin