Punture di spillo: alle mutazioni irreversibili nell’economia risposte eque della società

a cura di Pietro Terna|

|

Vishal Garg, amministratore di una società americana di mutui online, è ora noto al mondo1 per aver licenziato 900 persone in teleconferenza via Zoom, autoassolvendosi a nome della propria sensibilità; nel suo passato di manager ci sono stati episodi di pessima condotta. Un comportamento inimmaginabile? Meno sensazionali, ma episodi altrettanto clamorosi li abbiamo registrati in Italia, numerose volte e anche molto recentemente.

Non sono stati meno drammatici, anche se una maggiore civiltà del lavoro ha cercato di attenuare le conseguenze. In quei casi, è compito e dovere dei sindacati e delle associazioni delle imprese, ricercare soluzioni, vie d’uscita, sino a quando sia possibile, con la presenza delle istituzioni, a tutti i livelli.

Riflettevo a questa grande responsabilità, che è sia dei corpi sociali intermedi, sia delle istituzioni, soprattutto in un momento di grandi trasformazioni – sapendo distinguere i tra casi in cui la conduzione dell’impresa non ha saputo o potuto affrontare cambiamenti e difficoltà, dalle malversazioni di quelli che sono veri e propri corsari che attraversano economia e società in modo predatorio – quando i giornali online e poi su carta si sono riempiti di notizie su uno sciopero generale contro la manovra di bilancio. Oggetto specifico, gli sgravi fiscali.

Sono due piani completamente diversi, certo, ma la maturità, la capacità e la responsabilità dei soggetti sociali devono essere a 360 gradi. Da un lato abbiamo le situazioni drammatiche di chi perde il lavoro o non riesce a trovarlo, dall’altro i problemi gravi di chi ha limitatissime risorse economiche all’interno di una società provata dalla pandemia e esasperata dalle differenze.

Non è solo drammatica la diseguaglianza nel Mondo, come leggiamo2 nel “World Inequality Report 2022”, lo è nella nostra casa Italia, come denuncia il Censis nel rapporto3 2021, con l’annotazione “Siamo nel ciclo dei rendimenti decrescenti degli investimenti sociali. Per l’81% degli italiani oggi è molto difficile per un giovane ottenere il riconoscimento delle risorse profuse nello studio. Il rischio di un rimbalzo nella scarsità: ecco i fattori di freno alla ripresa economica e le incognite che pesano sul risveglio dei consumi”.

Sindacati e, insisto, associazioni imprenditoriali, Confindustria in primis (dove sono i Giovani4 imprenditori?) devono darsi carico di entrambi gli aspetti, la cui soluzione è fondamentale per una vera ripresa della nostra società, al di là dei tumultuosi tassi di crescita che derivano dal fisiologico rimbalzo post lockdown e dai provvedimenti nati dall’emergenza.

La domanda centrale è se siamo o no preparati alle mutazioni economiche e sociali con cui conviviamo e con cui dovremo sempre più confrontarci: il confronto internazionale serratissimo e invadente, per cui il mio lavoro è messo a rischio da una persona che vive ad un’altra latitudine e longitudine, di cui so poco o nulla; l’automazione e la robotizzazione che escono dal recinto dei lavori a minor contenuto di formazione e sembrano senza limiti; la precarietà come stato permanente; l’invadenza, in apparenza inarrestabile, dei colossi del web.

Queste sono le domande al governo e ai partiti, non la discussione su pochi spiccioli in un momento in cui in ogni caso gli sgravi fiscali assicurano a un lavoratore intorno a 250 euro in più il prossimo anno. Poco? È quanto vale una tornata contrattuale! È la giustizia fiscale che deve essere chiamata in causa. Non dobbiamo guardare con sorpresa che chi guadagna 100mila euro all’anno paghi “solo” 36mila euro di tasse (anche perché, considerando le imposte indirette, quel soggetto dà più di 5 euro alla collettività per ogni 10 euro che guadagna), ma che quel gruppo di persone faccia parte dei 200mila italiani che guadagnano di più. Scherziamo? Le Ferrari e le BMW, gli yacht, le ville di lusso, gli abiti firmati, chi li compera, i travet? L’evasione fiscale è il vero scandalo, come denunciato da più interventi su questo stesso sito.

Sciopero per gli spiccioli o per una sensibilità diversa di fronte a quelle mutazioni? Ma perché sciopero e non dialogo, con un governo che mostra grande attenzione al cambiamento necessario e alla giustizia sociale? Una esponente CGIL certo molto competente, Tania Scacchetti della segreteria nazionale, chiede in radio5, la mattina dell’8 scorso, azioni molto simili a quelle qui riportate e indica che occorre “cambiare un modello di sviluppo che aveva già determinato forti disuguaglianze prima della pandemia”. Sottoscrivo, ma allora servono proposte, coinvolgimenti, dialogo e anche denuncia.

Denuncia in tutte le forme, di fronte al tema dell’ingiustizia fiscale, delle crisi aziendali in mancanza di ammortizzatori sociali, della insufficiente finalizzazione della ripresa economica, che deve guardare ai problemi più gravi, dall’ambiente alle disuguaglianze. Se il governo e le forze politiche più mature non compiono nessuno sforzo di attenzione, allora posso anche comprendere uno sciopero generale, ma non con le motivazioni un po’ posticce della chiamata per il 16 dicembre.

_______