Punture di spillo: doverosi interrogativi sul 2022

a cura di Pietro Terna|

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Come sarà il 2022? Con Leopardi, dal Dialogo1 di un venditore d’almanacchi e di un passeggere:

Passeggere – Credete che sarà felice quest’anno nuovo?
Venditore – Oh illustrissimo si, certo.
Passeggere – Come quest’anno passato?
Venditore – Più più assai.
Passeggere – Come quello di là?
Venditore – Più più, illustrissimo.


Guardando al 2022, i trenta soldi che il venditore ottimista richiede per il più bello dei suoi almanacchi, rischiamo di essere immeritati. In ogni caso, per il passeggere-poeta: “Quella vita ch’è una cosa bella, non è la vita che si conosce, ma quella che non si conosce; non la vita passata, ma la futura”.

Torniamo umilmente all’economia e, con essa, alla pandemia. Iniziamo con le previsioni2 firmate dai principali giornalisti del Financial Times. Sulla pandemia:
“La maggior parte dei virologi si aspettava che a Delta succedesse qualcosa di più infettivo, ma pochi prevedevano un balzo così improvviso nella trasmissibilità e nella virulenza come è avvenuto con Omicron. Il virus potrebbe infettare altri miliardi di persone nel 2022 e quindi sarebbe sorprendente se l’evoluzione non producesse qualcosa capace di diffondersi ancora più velocemente. Se la prossima variante dominante causerà oppure no casi più gravi di malattia e più morti, dipenderà dal grado di vaccinazione e di distanziamento sociale nel mondo (Clive Cookson)”.

Dopo questo inizio assai poco rassicurante, troviamo molte previsioni puntuali su situazioni politiche, per lo più inquietanti; sull’inflazione, in agguato; sulle crittovalute, che sembrano ammaliare gli autori insieme alle nuove forme di arte, in cui l’unicità dell’opera dipende da un codice informatico (i non-fungible tokens, NFT). Suggerisco vivamente di leggere l’articolo del FT: condivisibile o no, offre una effettiva visione globale, rara nella stampa in lingua italiana. Alla fine, il graffio, con un rompicapo: “Quante aziende, con un valore di mercato misurato in trilioni (migliaia di miliardi) di dollari, ci saranno alla fine del 2022”? Mia versione: ci saranno “ancora” alla fine del 2022?

Chiediamo il controcanto a Joseph Stiglitz, corrosivo e geniale premio Nobel dell’economia nel 2001. Su Le Monde3 riflette sull’inflazione e sul limitato potere informativo dei prezzi in momenti di grande trasformazione qual è quello attuale, per la pandemia, i rimbalzi produttivi e la mancanza di materie prime e semilavorati:
“Le nuove carenze si rifletteranno sui prezzi in modo asimmetrico, i quanto gli aumenti di prezzo risultanti dalle carenze tendono ad essere sproporzionati rispetto alle riduzioni di prezzo risultanti dalle eccedenze, il che significa che l’inflazione è probabile. Il problema è che, mentre sappiamo come controllare l’inflazione quando risulta da una domanda eccessiva, nel contesto attuale, molto diverso, l’aumento dei tassi d’interesse aumenterà la disoccupazione più di quanto diminuirà l’inflazione”. Prosegue: “In ogni caso, uno sforzo internazionale concertato per aumentare l’offerta di vaccini e renderli accessibili ai più poveri farebbe molto di più per alleviare le pressioni inflazionistiche che non tassi d’interesse più alti. Dovremmo accogliere con favore il fatto che, per la prima volta dall’inizio della grande recessione nel 2008, la domanda aggregata globale è di nuovo robusta. Speriamo che questa volta l’espansione economica sia usata per soddisfare i bisogni reali della società, compreso l’adattamento dell’economia all’era del cambiamento climatico, affrontando le carenze di lungo termine nelle infrastrutture e investendo nelle persone e nella tecnologia”.

Passaggio chiave, da ribadire: questa è una inflazione da costi (energia e materie prime); alzare i tassi, secondo la manovra standard per l’inflazione da domanda, scoraggia gli acquisti, che non sono l’origine il problema. In un momento come questo, alzare i tassi aumenta i costi, che già stanno facendo aumentare i prezzi. Non è un bel scenario da prospettare al passeggere che si interessa all’almanacco nuovo; ascoltiamo allora con massima attenzione le indicazioni di Christine Lagarde, presidente BCE, assai restia ad alzare i tassi nel 2022, a differenza della Fedederal Reserve americana.
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Infine, le mie aspettative un po’ calamitose sulle quotazioni nelle borse valori mondiali, i cui successi sono sostenuti dal clima di trionfalismo che ha di nuovo permeato la finanza mondiale. Lo abbiamo visto ad esempio in questi giorni con la esaltazione di Apple, per aver raggiunto il valore di borsa di tremila miliardi di dollari, prima azienda in assoluto. Va bene, e poi? Quattromila? E poi giochiamo a Monòpoli vendendo a prezzi astronomici anche gli alberghi di Vicolo Stretto e quelli di Vicolo Corto? Sul New Your Times4 del 5 gennaio, Apple è invece descritta come un enigma: il suo business principale, i telefoni, non cresce, dato che i telefoni sono diventati un bene durevole, come ad esempio gli elettrodomestici; è vero che Apple introduce continue novità e innovazioni tecnologiche, giustificando così l’aumento dei prezzi dei prodotti, ma…

La mia convinzione è che, durante i periodi di eccessiva euforia borsistica, il crash è sempre dietro l’angolo e l’abbiamo visto nel 2000! Se poi le crittovalute, e l’arte venduta tramite i token, subissero un serie ridimensionamento, il castello di carte potrebbe crollare.

Ciliegina sulla torta. Mi è arrivato questo sms: “AMAZON crescerà ancora del 49% nel 2022! Investi 200€ e guadagna uno stipendio extra! Scopri di più qui ecc. ecc.”. Fantastica la precisione del 49%, ma terrificante la realtà che, consapevolmente o no, sorregge tutto ciò.

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