Punture di spillo: il colore dell’high tech? Se è il blu allora fa rima con bolla…
a cura di Pietro Terna|
|Nel 1961, la ventunenne Mina Anna Maria Mazzini, in arte Mina, cantava:
Blu
Le mille bolle blu
Blu
Le vedo intorno a me Blu
Le mille bolle blu
Bei periodi quelli, della leggerezza, anche se certo non lo erano per tutti! Poi sarebbero arrivati anni terribili, ma c’era ancora tempo. Il Capo dello stato era Giovanni Gronchi, ex sindacalista prima dell’avvento del fascismo, ex Popolare negli anni Venti del Novecento, democristiano con la Repubblica, a digiuno di olgettine e nipotine varie… In tempi ormai remoti (quasi 100 anni fa) aveva raccolto gli elogi del giovane Piero Gobetti, non ancora letalmente colpito dai manganellatori in orbace.
Ora, tra i tanti problemi aperti, abbiamo anche quello del peso prorompente della tecnologia, quella più avanzata o high tech, sulla finanza; in pratica, sui risparmi di molti di noi, se non stiamo super attenti. Su tutto grava una grande bolla di sopravvalutazione, direi di colore blu, come quello che potrebbe essere un bel colore per la tecnologia, ricordando la big blue IBM.
Leggiamo: “La Silicon Valley ama gli slogan del marketing. Il suo preferito in questi giorni è ‘Web3’, un’abbreviazione di Web 3.0, che è a sua volta riassume in po’ di tutto, dalla blockchain alle criptovalute, alle app dei telefonini per investire direttamente inseguendo un meme, al metaverso”.
Capito poco? Alla prima lettura, anche io, ma proviamo a interpretare. Prima di tutto però annotiamo che non è un testo tratto da un bollettino di tecno-fanatici, ma l’inizio di un serissimo articolo del Financial Times1, intitolato “When the Web3 bubble pops, real world assets will survive”. Traduco con “Quando la bolla Web3 scoppierà, i beni del mondo reale sopravviveranno”.
Che cosa si indica con meme, superando il significa coniato qualche decennio per indicare una conoscenza diffusa tra le persone, spesso un pregiudizio, capace di trasmettersi di generazione in generazione, quasi fosse un gene? Ora con meme s’intende un’informazione, un concetto, un’immagine, che genera una nuova moda2 tramite l’internet. Che cosa sia la Silicon Valley si sa, ma chiariamo che è un soprannome che identifica un’area nella California settentrionale, dove si sono insediate molte aziende high tech, secondo il classico modello della agglomerazione per competenze.
Sono aziende i cui prodotti si ricollegano ai chip dei computer, fabbricati utilizzando sottili strati di silicio. Per questo motivo un fantasioso giornalista, molti anni fa, coniò il fortunato nomignolo. Mi è anche successo di leggere un testo in cui si attribuiva improvvidamente il nome alla presenza di sabbia purissima da cui ricavare il silicio…
Web 3.0 fa il verso a 2.0, che si riferiva alla esplosione dei social e alle cosiddette piattaforme nell’internet (per intenderci, cosette come Facebook, Google,…) che estraggono denaro dalla pubblicità messa a punto utilizzando i nostri dati (lo estraggono o l’estraevano3). Sulla blockchain e le criptovalute rimando a un articolo recente qui sulla Porta di Vetro4; sul metaverso, a quello richiamato dalla nota precedente.
Complessivamente, un grande castello di carte che genera una immensa bolla speculativa, con prezzi delle azioni alle stelle e le criptovalute con valori stellari, come se giocassimo a un Monòpoli senza il foglio delle regole. L’internet 2.0 è stata una miniera d’oro per i protagonisti, cioè i nomi già citati e con loro Amazon, Alibana e alcuni altri. La 3.0 dove intende andare a “risucchiare” altro denaro? Non nei servizi che offre, tra cui il principale è il meccanismo della blockchain che, nelle sue varie forme, opera certificando transazioni tra individui, aziende, enti, che possono anche non essersi mai visti e trovarsi ovunque nel mondo: una specie di super notaio. Se ne parla da molti anni e l’avvio è ancora molto lento.
Il denaro lo si estrae dalle sopravvalutazioni di borsa, con i risparmiatori che comperano, comperano e ancora comperano, alimentando la bolla che cresce senza fine; ma tutti sappiamo che la fine non può che esserci.
Non mi tranquillizzano i messaggi, quasi esortazioni da predicatore laico del mercato, di Larry Fink. È l’indiscusso padre e padrone di BlackRock, lo strabordante fondo di investimento la cui raccolta supera i 9.500 miliardi di dollari. Manda ogni anno un messaggio ai CEO delle aziende in cui investe il risparmio dei suoi clienti e raccomanda5 sagacia e prudenza, con frasi buoniste.
Ancora con Mina6: “Parole Parole Parole”.
_______
1Titolo; “When the Web3 bubble pops, real world assets will survive”, 10 gennaio 2022. Se lo copiate e lo inserite in un motore di ricerca, il FT vi lascia leggere l’articolo. Certo senza esagerare, prima o poi vi chiedono di abbonarvi.
2Nell’indirizzo che segue indirizzo Internet ha l’iniziale maiuscola, ma sarebbe preferibile la minuscola e l’uso della parola con l’articolo determinativo; comunichiamo tramite l’internet, come comunichiamo tramite il telefono, la radio.https://it.wikipedia.org/wiki/Meme_di_Internet
3https://www.laportadivetro.org/punture-di-spillo-facebook-meta-un-impero-che-scricchiola/
4https://www.laportadivetro.org/punture-di-spillo-un-sovversivo-di-nome-bitcoin-in-kazakistan/
https://www.blackrock.com/corporate/investor-relations/larry-fink-ceo-letter
6 Raccomando la parodia a parti scambiate, con Celentano, Eravamo così: un altro mondo in https://www.dailymotion.com/video/x3goie6
Posted on: 2022/01/20, by : admin