Quirinale: e se eleggessimo Tarzan?
di Mauro Nebiolo Vietti |
|E se eleggessimo al Colle più importante d’Italia il personaggio scaturito dalla fantasia dello scrittore statunitense Edgar Rice Burroughs, cioè Tarzan?
Difficile non leggere sui giornali critiche per il senso di impotenza che si ricava osservando il comportamento della classe politica nell’individuare la più alta carica dello Stato; ma non sempre queste osservazioni sono condivisibili perché in definitiva si tratta pur sempre di comportamenti che potrebbero essere compresi se si ha qualche nozione di etologia.
Anche le comunità animali vivono momenti significativi per lo più legati alla scelta di una femmina o (come nel nostro caso) alla scelta di un nuovo capobranco; prendiamo le scimmie, il cui linguaggio comportamentale non è più tanto dissimile dal nostro. I campioni che scendono in campo non si azzannano immediatamente, ma dedicano buona parte della contesa a battersi i pugni sul petto emettendo grida minacciose, tentando così di intimidire l’avversario.
Quando la cacofonia cessa, sopravviene una pausa che precede due possibile eventi: la lotta che può essere mortale (soluzione per lo più adottata si tratta di conquistare una femmina) o un’intesa che inizia con segnali di disponibilità da parte di uno degli antagonisti a sgombrare il campo per un altro aspirante capobranco.
Senza voler essere irrispettoso verso le istituzioni, è facile riscontrare negli eventi di questi ultimi giorni un copione etologicamente significativo. Il leader della Lega Matteo Salvini sta ancora battendosi il petto con grida minacciose, mentre Enrico Letta, pacato cattolico, nonché numero uno del Pd, dopo alcuni ruggiti, si è raccolto su se stesso per un attacco finale. Il vecchio capobranco, non più in buona salute e triste per la vigoria in discesa, ha cercato di far valere la propria autorità, ma è stato cacciato dai maschi più vigorosi e Di Maio, venuti meno gli antichi tempi in cui risuonavano suoni potenti nelle piazze dei Cinquestelle, si è rifugiato su un ramo squittendo.
Fortunatamente le ultime 24 ore hanno riscontrato un calo della polemica ed i toni di contrasto sono scesi; i protagonisti hanno ripreso i contatti. Del resto, parlarsi è sempre un buon segnale perché aiuta la reciproca comprensione; è quindi possibile che un attacco frontale tra gli aspiranti capobranco stia diventando un’opzione in secondo piano e ci si avvii verso una soluzione negoziata.
Sbagliano quei giornalisti all’attacco di un Parlamento che non è finora riuscito ad esprimere un candidato forte: in natura ci sono dei meccanismi da rispettare e non importa se si è scimmie o uomini, perché chi studia i comportamenti umani ed animali in determinate situazioni sovrappone i comportamenti degli uni e degli altri; quindi dobbiamo aspettare, la prima fase è terminata, ci auguriamo tutti che la seconda, e cioè quella conclusiva, sia pacifica e non sanguinosa.
Posted on: 2022/01/27, by : admin
Anche le comunità animali vivono momenti significativi per lo più legati alla scelta di una femmina o (come nel nostro caso) alla scelta di un nuovo capobranco; prendiamo le scimmie, il cui linguaggio comportamentale non è più tanto dissimile dal nostro. I campioni che scendono in campo non si azzannano immediatamente, ma dedicano buona parte della contesa a battersi i pugni sul petto emettendo grida minacciose, tentando così di intimidire l’avversario.
Quando la cacofonia cessa, sopravviene una pausa che precede due possibile eventi: la lotta che può essere mortale (soluzione per lo più adottata si tratta di conquistare una femmina) o un’intesa che inizia con segnali di disponibilità da parte di uno degli antagonisti a sgombrare il campo per un altro aspirante capobranco.
Senza voler essere irrispettoso verso le istituzioni, è facile riscontrare negli eventi di questi ultimi giorni un copione etologicamente significativo. Il leader della Lega Matteo Salvini sta ancora battendosi il petto con grida minacciose, mentre Enrico Letta, pacato cattolico, nonché numero uno del Pd, dopo alcuni ruggiti, si è raccolto su se stesso per un attacco finale. Il vecchio capobranco, non più in buona salute e triste per la vigoria in discesa, ha cercato di far valere la propria autorità, ma è stato cacciato dai maschi più vigorosi e Di Maio, venuti meno gli antichi tempi in cui risuonavano suoni potenti nelle piazze dei Cinquestelle, si è rifugiato su un ramo squittendo.
Fortunatamente le ultime 24 ore hanno riscontrato un calo della polemica ed i toni di contrasto sono scesi; i protagonisti hanno ripreso i contatti. Del resto, parlarsi è sempre un buon segnale perché aiuta la reciproca comprensione; è quindi possibile che un attacco frontale tra gli aspiranti capobranco stia diventando un’opzione in secondo piano e ci si avvii verso una soluzione negoziata.
Sbagliano quei giornalisti all’attacco di un Parlamento che non è finora riuscito ad esprimere un candidato forte: in natura ci sono dei meccanismi da rispettare e non importa se si è scimmie o uomini, perché chi studia i comportamenti umani ed animali in determinate situazioni sovrappone i comportamenti degli uni e degli altri; quindi dobbiamo aspettare, la prima fase è terminata, ci auguriamo tutti che la seconda, e cioè quella conclusiva, sia pacifica e non sanguinosa.
Posted on: 2022/01/27, by : admin