Rapporto Bankitalia, forte calo del Pil in Piemonte

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Bankitalia nel suo rapporto giugno 2021, cui rimandiamo per la lettura integrale1, evidenzia l’impatto esercitato dalla pandemia sulla situazione venutasi a creare in Piemonte, precisando tra l’altro come gli effetti sull’economia regionale siano stati molto rilevanti. In base all’elaborazione dell’indicatore ITER, il PIL sarebbe sceso nel 2020 di poco più del 9 per cento, in misura appena superiore alla media italiana. L’indicatore Regio-coin Piemonte, dopo il calo eccezionalmente intenso nel secondo trimestre, ha segnato un recupero vivace nei mesi estivi a cui è seguito un nuovo indebolimento nello scorcio dell’anno; l’andamento sarebbe tornato a migliorare nel corso del primo trimestre del 2021.

La crisi pandemica, prosegue il rapporto, ha avuto conseguenze differenziate tra i settori produttivi. In linea con l’andamento nazionale, l’industria è stata fortemente colpita dagli interventi di sospensione delle attività non essenziali di marzo e aprile e dal calo della domanda seguito allo scoppio dell’epidemia; nonostante l’intensa ripresa nel corso dell’estate, la produzione e il fatturato delle aziende sono scesi nel complesso del 2020 in misura molto significativa. All’andamento ha contribuito la marcata riduzione delle esportazioni che ha riguardato gran parte dei settori di specializzazione regionale. Risultati particolarmente negativi hanno caratterizzato il comparto tessile, che ha sofferto della rilevante contrazione dei consumi delle famiglie, e quello metalmeccanico, su cui ha inciso la flessione della domanda di macchinari. Anche nel terziario i risultati sono stati eterogenei tra i comparti: quelli della ristorazione, del turismo e dei servizi alla persona e il commercio non alimentare sono stati particolarmente colpiti dalle misure restrittive susseguitesi nel corso dell’anno e dalla notevole diminuzione della spesa delle famiglie; per contro, un andamento meno sfavorevole è stato registrato per altre attività, come i servizi alle imprese. Nelle costruzioni la produzione ha risentito del blocco della maggior parte dei cantieri durante il lockdown del secondo trimestre; dall’estate tuttavia l’attività ha ripreso a crescere.

Per il complesso del 2021 le imprese intervistate dalla Banca d’Italia prospettano una ripresa del fatturato, che tuttavia rimarrebbe su livelli inferiori a quelli precedenti la pandemia; vi si assocerebbe un’intensificazione dell’attività di investimento. Le condizioni del mercato del lavoro si sono fortemente deteriorate per effetto della crisi pandemica. La riduzione del numero degli occupati è stata notevolmente inferiore a quella delle ore lavorate, grazie all’eccezionale ricorso agli ammortizzatori sociali, al blocco dei licenziamenti per motivi economici e alle misure di sostegno alle imprese. Come nel resto del Paese, il calo dell’occupazione si è concentrato tra i lavoratori dipendenti a termine e tra quelli autonomi ed è stato particolarmente intenso nel comparto del commercio, alberghi e ristoranti. Il numero di occupati a tempo indeterminato è rimasto stabile, grazie alle politiche di sostegno pubblico.

Il saldo tra le posizioni di lavoro subordinato attivate e quelle cessate, dopo il forte peggioramento durante il lockdown primaverile, ha registrato un miglioramento dall’estate a cui è seguito un nuovo deterioramento nello scorcio dell’anno con il riacutizzarsi della pandemia. La partecipazione al mercato del lavoro si è notevolmente ridotta, più marcatamente per le donne. È tornata ad aumentare la quota di giovani che non studiano e non lavorano. Il ricorso allo smart working si è notevolmente intensificato ed è stato particolarmente diffuso nei servizi privati ad alta intensità di conoscenza e nel settore pubblico. La crisi pandemica si è riflessa in misura significativa anche sui redditi delle famiglie, calati in misura più intensa della media italiana.

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