Renzi, Di Maio, Conte, Salvini, ora Meloni e poi?
di Menandro|
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Il voto di domenica non ha stupito l’italiano medio. Per l’ennesima volta, da una decina di anni a sta parte, l’ondivaga scheda elettorale ha dato precise indicazioni sul nuovo surfista della politica italiana. In questo caso, notizia ampiamente annunciata dai sondaggi, a cavalcare le onde è una surfista, Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, partito di destra, erede del Movimento sociale italiana convertito in Alleanza Nazionale negli anni Novanta del Novecento con la famosa svolta di Fiuggi.
Nello sport d’acqua più praticato dalla politica italiana, in assenza di reale radicamento nel terreno, Giorgia Meloni emerge dalle onde, in ordine di apparizione, dopo: 1) il talentuoso e pretenzioso Matteo Renzi, arciconvinto di poter eternizzare il 40 per cento del Pd alle europee del 2014 ripetendolo all’infinito; 2) la banda del “vaffa” nell’iconica interpretazione di Luigi Di Maio, l’uomo che ha confuso i suoi felici destini personali con la vittoria sulla povertà, e di Giuseppe Conte, trasfiguratosi senza turbamento alcuno in una notte da avvocato di interessi privati ad avvocato del Popolo; 3) l’apparizione al Viminale del più famoso citofonista d’Italia, Matteo Salvini, straordinario esempio di abnegazione al servizio del Paese, che con l’umiltà e la semplicità più tipiche di un frate francescano che di un ministro dell’Interno, voleva sgominare i cartelli internazionali della droga con la denuncia porta a porta.
Ora, onda su onda, c’è lei, Giorgia Meloni, signora dalla protesta permanente, dalla smorfia arrabbiata e veemente, specialista nel salto verso l’alto dei decibel della voce querula, che è riuscita, come chi l’ha preceduta, a costruirsi il personaggio mediatico. Quanto durerà? Arriverà fino alle elezioni del prossimo anno o si brucerà nell’incattivirsi a dire sempre “no” al governo Draghi? Vedremo.
A chi ha fondato la sua coerenza sul “no”, cioè sulla totale assenza di responsabilità nello stare all’opposizione, non dovrebbe risultare complicato arrivare a fine corsa. I problemi sorgeranno quando le si chiederà di dire qualcosa di diverso dal “no”. In quel caso ci auguriamo soltanto che non se la cavi con un motto a lei famigliare, ma per molti italiani da brivido: “a noi!”.
Posted on: 2022/06/14, by : admin
Nello sport d’acqua più praticato dalla politica italiana, in assenza di reale radicamento nel terreno, Giorgia Meloni emerge dalle onde, in ordine di apparizione, dopo: 1) il talentuoso e pretenzioso Matteo Renzi, arciconvinto di poter eternizzare il 40 per cento del Pd alle europee del 2014 ripetendolo all’infinito; 2) la banda del “vaffa” nell’iconica interpretazione di Luigi Di Maio, l’uomo che ha confuso i suoi felici destini personali con la vittoria sulla povertà, e di Giuseppe Conte, trasfiguratosi senza turbamento alcuno in una notte da avvocato di interessi privati ad avvocato del Popolo; 3) l’apparizione al Viminale del più famoso citofonista d’Italia, Matteo Salvini, straordinario esempio di abnegazione al servizio del Paese, che con l’umiltà e la semplicità più tipiche di un frate francescano che di un ministro dell’Interno, voleva sgominare i cartelli internazionali della droga con la denuncia porta a porta.
Ora, onda su onda, c’è lei, Giorgia Meloni, signora dalla protesta permanente, dalla smorfia arrabbiata e veemente, specialista nel salto verso l’alto dei decibel della voce querula, che è riuscita, come chi l’ha preceduta, a costruirsi il personaggio mediatico. Quanto durerà? Arriverà fino alle elezioni del prossimo anno o si brucerà nell’incattivirsi a dire sempre “no” al governo Draghi? Vedremo.
A chi ha fondato la sua coerenza sul “no”, cioè sulla totale assenza di responsabilità nello stare all’opposizione, non dovrebbe risultare complicato arrivare a fine corsa. I problemi sorgeranno quando le si chiederà di dire qualcosa di diverso dal “no”. In quel caso ci auguriamo soltanto che non se la cavi con un motto a lei famigliare, ma per molti italiani da brivido: “a noi!”.
Posted on: 2022/06/14, by : admin