Ridiamo dignità, coraggio e missione alla politica

di Gian Paolo Zanetta |

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Ha scritto lo scrittore David Grossmann: “La cosa più preziosa che puoi ricevere da chi ami è il suo tempo. Perché quello non torna indietro e quello che ha dato a te è solo tuo, non importa se è stata un’ora o una vita”. Il tempo: è sempre stato una componente importante della politica quando la politica era strategia e filosofia, prospettiva, programma che doveva riguardare l’evoluzione di una società, di una nazione, di un gruppo sociale nel corso degli anni. Il pensare politico e l’agire politico richiedono tempo. Ossia il tempo del pensiero ed il tempo necessario per conseguire gli obiettivi di trasformazione dell’azione politica. Oggi, la politica tende alla semplificazione banale della complessità connaturata alle società odierne ed appare appiattita sul presente e sui sondaggi, dimenticando il senso e la necessità di un progetto politico, che mira a costruire un percorso, una via, un sogno che deve trasportarci dalla realtà al futuro. All’opposto, si identifica nell’istante ed occupa soltanto più lo spazio di una battuta, di una sintetica intervista, di un frizzo. Scompare così la variabile temporale passato-presente, presente-futuro.

I sondaggi, ovvero la narcotizzazione della democrazia

Oltre il tempo, abbiamo richiamato la parola sondaggio, per significarne l’uso abnorme e stravolgente, che ha fatto diventare uno strumento per conoscere il pensiero di un campione popolazione su di un determinato argomento, il surrogato di strategie politiche. Come non ricordare quando, nell’estate scorsa, sulla base dei sondaggi, che potremmo definire balneari, sono stati chiesti da qualcuno i pieni poteri? La politica, l’abbiamo detto prima, è strategia e significa capire ed anticipare ciò che ad una prima analisi, umore, impressione può sembrare sbagliato o non condivisibile. Se il generale De Gaulle, richiamato al potere nel 1958, avesse dovuto subordinare le sue scelte politiche ai risultati di sondaggi, mai avrebbe avviato il percorso di uscita dall’Algeria, che comunque risolse uno storico problema per la nazione francese ed evitò ulteriori lutti e drammi. E aprì l’ingresso della Francia nella Quinta Repubblica. Al contrario, con una politica lungimirante, il Generale riuscì a modificare l’ostilità di parte della popolazione e dei militari, le resistenze e le paure nei confronti della separazione e della libertà per il paese nordafricano, a ribaltare il pensiero di milioni di francesi e, sfruttando il tempo, riuscì ad arrivare al referendum per l’autodeterminazione dell’Algeria in condizioni di vincerlo con il 75 per cento dei voti.

Restituiamo al dibattito istituzionale le sue vere finalità

La democrazia dei sondaggi è in sostanza la negazione della politica ed il condizionamento per scelte che devono avere un disegno strategico di respiro: è forse per questo che il nostro paese sta languendo, sotto l’effetto, talvolta ipnotico, di un governo della cosa pubblica del quale diventa impossibile tracciare il filo conduttore. Non solo, ma in questo “tempo schiacciato” sta verificandosi un altro fenomeno, che nuovamente mortifica la politica, intesa in senso alto: oggi il dibattito, nel Parlamento, come nelle assemblee regionali, si muove e si incaglia soprattutto, per non dire soltanto, su tematiche amministrative. Si discute di amministrazione, arte nobile, ma con i propri ambiti di competenza, e non di politica. La discussione al Parlamento sulla ripresa dell’attività scolastica ha accuratamente evitato discorsi di prospettiva, di futuro dell’istruzione come elemento fondamentale per la ripresa e la crescita del Paese, per impantanarsi sulle barriere in plexiglass, distanziamenti, mascherine. La politica è altro.

È soprattutto, in questo momento, il saper disegnare il futuro, saper evidenziare “sangue, sudore, lacrime”, ma costruendo percorsi finalizzati a raggiungere obiettivi di sviluppo, sui quali si discutere, scontrarsi, accalorarsi, sapendo che si discute l’avvenire dei nostri figli, delle future generazioni. Vogliamo che la politica parli di sanità e di covid, ma che sappia in tale discussione parlare di futuro del sistema sanitario, di prospettiva della ricerca, della filiera del farmaco, dei comparti tecnologici e non di mascherine, di virologi, di distanziamenti e di permessi, di movida. Altrimenti che senso avrebbe ragionare sulla suddivisione di competenze legislative tra Stato e Regioni? Che senso avrebbe parlare di riforme costituzionali?

La quotidianità come elemento ossessivo per non pensare

Il nostro paese, che vive mediaticamente di dibatti politici, paradossalmente manca di politica e vive di quotidianità. In realtà, l’epopea dei sondaggi, snaturati dalla loro funzione originale di metodo di conoscenza delle opinioni della gente, hanno fatto perdere il coraggio alla politica, costringendo gli attuali attori a percorrere acriticamente le strade più facili e più portatrici di consenso immediato. Il sociologo tedesco Max Weber dice: “Tre qualità possono dirsi sommamente decisive per l’uomo politico: passione, senso di responsabilità, lungimiranza”. È lungimiranza, quella che consentì a De Gaulle di vincere la partita algerina. Ma più oltre il filosofo ribadisce: “La politica consiste in un lento e tenace superamento di dure difficoltà, da compiersi con passione e discernimento al tempo stesso. È perfettamente esatto e confermato da tutta l’esperienza storica che il possibile non verrebbe raggiunto se nel mondo non si ritentasse sempre l’impossibile”.

La mancanza di luoghi deputati a produrre il consenso politico e quindi le decisioni politiche, un tempo rappresentati dai partiti, la banalizzazione della realtà (ci ricordiamo la frase: “abbiamo sconfitto la povertà” urlata dai balconi delle Istituzioni?), la semplificazione delle risposte, che è lo specchio della paura concreta di fronte ad un “uragano di complessità disordinata” (Pierluigi Fagan, imprenditore e manager, oggi scrittore) che si intravede all’orizzonte, fanno, tra l’altro, dell’attuale scenario politico un girone dantesco, nel quale un elemento indispensabile quale l’etica della responsabilità, fondamentale per i politici e per tutti i cittadini, scompare e con esso si annulla il senso dello Stato.




Posted on: 2020/06/20, by :