Stellantis, dal latino o direttamente da Star Trek?
di Pietro Terna|
|Il “matrimonio” che s’aveva da fare s’è fatto. Dopo il sì di Psa (Gruppo Peugeot) è arrivato anche quello di Fca (Fiat, Chrysler Automotive). Unione di grande interesse che si porta dietro numeri cospicui: quarto gruppo mondiale (vendite nel 2019) con oltre 8 milioni e 400 mila auto vendute, un fatturato che si attesta poco sotto i 190 miliardi di euro. Futuro roseo? Tutti se lo augurano, ma i primi ad essere preoccupati sono i vertici della società alle prese con problemi organizzativi e produttivi (gestione degli occupati) e di mercato (gestione dei numerosi marchi) non di facile soluzione.
Abbiamo Stellantis (in francese, accento sull’ultima sillaba; in inglese accento sulla prima sillaba, la “a” come “e” aperta e la “i” breve; abituiamoci), un nome “un po’ terrificante, fantascientifico” ha detto il Maestro Giorgetto Giugiaro1 che auspica che il Piemonte possa dire la sua “anche in termini di design” in un mondo dell’auto in cui tutti si copiano e le forme sono identiche.
L’Economist, nel suo quotidiano “espresso” del 4 gennaio, ha scritto che “A car (company) is born: Fiat Chrysler and PSA merge” ricordando che Stellantis derivato dal latino per “illuminarsi di stelle”; oppure, dico io forzando la mano a Giugiaro… da Star Trek. L’Economist dà molto rilievo alla leadership di Carlos Traves, che ha salvato la PSA nel 2014, ma ricorda che (mia traduzione): la difficoltà di fondere culture aziendali diverse ha fatto affondare molte delle megafusioni del settore automobilistico e la sfida di rimodellare le case automobilistiche esistenti per l’era elettrica porterà senza dubbio a molte vittime lungo il percorso.
Percorso che possiamo cercare di intravedere nel Prospetto di fusione, disponibile in versione US2 e oppure EU3, entrambi di oltre 350 pagine con una serie imponente di allegati per la versione americana. Il tutto, precedute da un irritante legalese4 in cui si sottolinea che termini come “può”, “sarà”, “ci si attende”, “potrebbe”, “dovrebbe” ecc. ecc. e con essi tutte le dichiarazioni previsionali non costituiscono una garanzia o promessa riguardo ai risultati futuri. Va bene, non lo avremmo mai preteso, ma leggerlo inquadrato in una forma tanto cautelativa, certo non rassicura.
A p. 173 della versione EU, e anche in quella SU a p.176, si legge un0importante analisi della catena di fornitura di PSA (mia traduzione): “Gli acquisti totali della divisione automotive nel 2019 sono stati pari a circa 42 miliardi di euro, che corrispondono a circa il 57% del fatturato di PSA per quell’anno. (…) I rapporti a lungo termine con i fornitori sono importanti per PSA. Faurecia è sia una società controllata di PSA sia un fornitore di altre case automobilistiche che sono concorrenti diretti di PSA. Le transazioni tra Faurecia e le altre divisioni di PSA sono state effettuate a condizioni di mercato”.
Pur cercando con diligenza, analoghe affermazioni non si leggono dal lato FCA. Che cosa vuol dire? Vuol dire che il grande vincitore in questa operazione è il sistema Francia, con la sua pubblica amministrazione. Quando lo Stato francese entrò in PSA (e anche in Renault) non operò solo apportando capitali, ma anche come socio strategico e imprenditoriale, capace di usare la sua forza diplomatica sulla scena del mondo e di preservare gli interessi dell’industria francese nel suo complesso. Gli effetti ora si vedono. È impietoso ricordare che lo Stato italiano solo pochi mesi fa5 ha garantito un prestito di oltre 6 miliardi a FCA? In cambio di quali benefici per la nostra economia? Forse è impietoso, ma anche doveroso.
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