Storia della sanità, capitolo X:
le straordinarie verità rivelate dai papiri

di Emanuele Davide Ruffino
e Germana Zollesi |

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I primi approcci scientifici di cui si ha conoscenza, si devono al Papiro di Ebers e al Papiro di Edwin Smith (databili rispettivamente intorno al 1553 – 1550 a.C. e al 1700 a.C. ma che si riferiscono probabilmente a elaborazioni precedenti, risalenti al XXIII secolo a.C.) e otto sillogi minori di medicina generale, di ginecologia, di oculistica, di pediatria, e delle malattie dell’ano, mentre il papiro di Kahun, redatto sotto il regno di Amenenthal III, può considerarsi il primo testo di ginecologia.

Se nel papiro di Ebers sono citate più di 500 specialità medicinali con le relative forme di confezionamento e di somministrazione (polveri, tisane, decotti, macerazioni e pastiglie), nel papiro di “The Edwin Smith Surgical Papyrus”, lungo 4.68 metri e largo 33 cm, contiene la descrizione di 48 casi clinici: 27 traumi cranici; 6 lesioni della gola e del capo; 2 della clavicola; 3 delle braccia; 8 dello sterno; 1 della spalla e 1 della colonna vertebrale. Ciascun caso è presentato in modo logico: Titolo, Esame, Diagnosi e Trattamento. In dettaglio: Titolo: il tipo di lesione e la localizzazione. Esame: il caso e il modo di esaminarlo (test del sensorio, esplorazione della ferita e del movimento della parte lesa). Diagnosi: il medico ha tre scelte e si pronuncerà nel modo seguente: A) per le lesioni curabili – “Un disturbo che io tratterò”; B) per i casi difficili (il medico tenta la cura, ma l’esito non è certo) – “Un disturbo per il quale lotterò”; C) nei casi incurabili – “Un disturbo che non può essere trattato”. Trattamento: bendaggi, cuciture, cauterizzazioni, gessi e steccaggi. L’occorrente chirurgico comprende, miele, grasso e garze. Il testo si interrompe bruscamente, il che lascia intuire che dovesse essere più lungo.

Intuizioni, anticipazioni e l’eredità della medicina egizia

Al di là del valore storico, questo documento rappresenta un valore scientifico, anche per alcune intuizioni, a titolo di esempio:
– nell’illustrare il caso n. 6 (una ferita cranica aperta, con frattura del cranio e apertura delle meningi), è usato per la prima volta il termine “cervello” («Brain» nell’originale traduzione inglese del dr. Breasted) per descrivere il contenuto della scatola cranica. Nello stesso caso vengono utilizzati anche i termini a noi oggi comuni di circonvoluzioni, meningi, e liquido cerebro spinale.
– nel caso n. 8: frattura del cranio con danni esterni non apprezzabili. Il paziente, però, lamentava emiparesi dal lato in cui era avvenuto il trauma (lesione da contraccolpo). Merito del chirurgo egizio è quello di aver individuato nel cervello l’organo di controllo del movimento.
– nel caso n. 22 tratta un caso di frattura cranica (osso temporale). La descrizione dell’afasia lamentata dal paziente precede di alcuni millenni quella descritta da Paul Broca nel 1861!
– nei casi n. 31, 33 e 48 si tratta della colonna vertebrale (dislocazioni, fratture, compressioni vertebrali). Il papiro riporta la sintomatologia dolorosa e motoria riscontrabile in questi casi. Diversamente dai casi riportai in precedenza questo è l’unico per cui si prevede la possibilità di attuare trattamenti efficaci.

I progressi medico-scientifici dell’età alessandrina

Testimonianze preziose sono offerte anche da un centinaio di epitaffi e da statue di medici che rilevano specializzazioni nell’arte di curare i denti, il ventre e i “liquidi nascosti”, oltre che dell’importanza attribuita alla figura del medico curante. Di notevole interesse per la storia della medicina sono anche le statue e le figure parietali che ritraggono individui affetti da malformazioni e scene di interventi sanitari. Anche dall’analisi effettuata sulle mummie ritrovate si possono rilevare inequivocabili segni degli interventi terapeutici effettuati dai medici egiziani, sia a livello chirurgico che per contrastare patologie quali la tubercolosi ossea o i tumori mammari (riscontrati in diverse mummie).
Se, per molti aspetti, il contenuto dei due papiri può già essere considerato un testo scientifico (suscettibile, quindi, di valutazioni oggettive) di carattere medico (per le descrizioni analitiche sulla diagnosi e sulla terapia), sul finire della millenaria storia dell’antico Egitto e, soprattutto, nell’età alessandrina, i contenuti dell’arte medica si arricchirono nuovamente di una sapienza magica rivolta non più all’osservazione oggettiva dei fenomeni morbosi, ma ad un’interpretazione del corpo umano come un universo da studiarsi nella sua globalità.

La preoccupazione per lo stato di salute degli Dei…

La malattia diventa, quindi, un disturbo a una funzionalità globale che viene studiata per risalire a un’idealità perfetta. Nella visione popolare questa visione si traduce in un’interpretazione delle patologie come manifestazioni da attribuirsi, per la maggior parte, a demoni o a qualche specie di agenti maligni di origine soprannaturale e, quindi, spirituale. L’attività di queste influenze si fa poi particolarmente intensa in determinate ore, in determinati giorni o in determinate stagioni.
La potenza di questi influssi malefici era tale per cui anche gli stessi Dei non ne erano esclusi, tant’è che alcuni dotti medici egiziani si specializzarono nella cura delle divinità (così come ampiamente descritto in alcuni papiri). Sulla scientificità di queste cure probabilmente non vi è molto da approfondire, merita però osservare come quest’atteggiamento testimonia la presunzione dell’uomo di governare tutti i fenomeni e, in altri termini, che tutto poteva essere capito e curato (anche il mal di stomaco degli Dei!).


Posted on: 2020/07/31, by :