Storia della sanità, capitolo XXI: 292 a.C.
La peste nell’Urbe e il culto di Esculapio

di Emanuele Davide Ruffino
e Germana Zollesi |

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Grazie a Livio (X, 47) si conosce la data certa dell’introduzione del culto di Esculapio nell’Urbe: nell’anno 292 a.C. La città era colpita da una devastante pestilenza e le autorità, consultati i “Libri sibillini”, ma soprattutto consci della fama che i medici greci godevano in tutto il mondo conosciuto, decisero d’inviare un’ambasceria al più rinomato centro di sapere della medicina dell’epoca: Epidauro, dove si trovava il santuario principale del Dio. Trattasi forse del primo esempio di consulenza sanitaria.



Il tempio per i malati sull’isola Tiberina


Ancor oggi, di fronte, ad effetti catastrofici si tende a chiamare soggetti esperti da luoghi più distanti, per dimostrare all’opinione pubblica di aver impiegato ogni mezzo disponibile. Cosa appresero questi ambasciatori per risolvere la peste, non ci è dato di sapere, ma la leggenda vuole che un serpente sacro al Dio (Signum Aesculapi) uscito dal tempio andò a rifugiarsi nella nave romana. Ritornata a Roma, mentre risaliva il Tevere, il serpente sgusciò fuori e andò a rifugiarsi sull’isola Tiberina indicando così il luogo dove il Dio desiderava che sorgesse il luogo sacro. E, in effetti, questo fu eretto sull’area dell’attuale chiesa di San Bartolomeo, riecheggiando il modello del tempio di Epidauro. La costruzione era incentrata su una piccola cella, cui si accedeva salendo una scalinata. In fondo alla cella veniva sistemata una statua del dio; mentre sulle mura esterne si appoggiavano ampi portici laterali dove s’intrattenevano gli ammalati in attesa di essere ammessi alla sala centrale del tempio. Ovviamente non poteva mancare, antistante la scalinata che conduceva alla cella, l’ara per le offerte. Nelle vicinanze, doveva trovarsi una fonte sacra, forse sul luogo del puteale medioevale che si trova dentro l’attuale chiesa, e un boschetto che appare rappresentato nelle monete degli Antonini e sul bassorilievo del Palazzo Rondanini a Roma.
Il serpente qualche proprietà doveva pur averle se ben presto il santuario divenne un centro di richiamo per i malati e il tempio acquistò, come quelli greci, una funzione assimilabile a quella di un ospedale. Il rito caratteristico che vi si praticava era quello dell’incubazione, ossia di aspettare il segno rivelatore del dio, dormendo sdraiati sotto i portici. I sacerdoti erano in possesso di ricette empiriche a base di cenere, miele, vino e sangue di gallo bianco, l’animale sacro al dio (le potenzialità curative della propoli, grazie alla sua azione antimicrobica, erano già note fin dall’antichità, come dimostra il loro rinvenimento in diverse tombe nel Paleolitico). I beneficiati dal Dio attestavano la loro gratitudine con iscrizioni gratulatorie o con “ex voto” di terracotta, pietra, marmo, argento, raffiguranti le membra guarite o qualche animale sacrificale, come dimostrano il gran numero di reperti archeologici di questo tipo rinvenuti nell’isola e nel letto del Tevere.

L’editto dell’imperatore Claudio


Troppo successo però è pericoloso in sanità: l’attrazione verso il tempio continuò a crescere fintanto che, nel I sec. d.C. l’isola divenne ricettacolo di relitti umani e soprattutto di schiavi, che divenuti inabili al servizio per l’insorgenza di malattie croniche, venivano abbandonati dai padroni e lasciati nell’incuria più assoluta. In effetti, quello di Tiburtina non era un vero e proprio ospedale dove venivano fornite cure continue, ma un lazzaretto dove venivano lasciati gli schiavi ammalati che i padroni non intendevano curare. Non vi sono documenti che rilevino un’organizzazione stabile per la cura dei malati, ma solo la disponibilità ad accogliere tutti. Pochi erano i fortunati che riuscivano a sopravvivere, ma qualcuno c’era (e in mancanza di studi epidemiologici non si sa se chi riusciva a raggiungere le sponde dell’isola avesse più possibilità di sopravvivenza) e ai fortunati che sopravvivevano, l’imperatore Claudio emanò un editto che ordinava di rendere liberi tutti gli schiavi che abbandonati nell’isola fossero guariti. Come dire che se riuscivano a sopravvivere sull’isola, è perché avevano il favore degli Dei.
Oltre al tempio di Esculapio dell’isola Tiberina sembra esistessero in Roma altri Asclepiei. Nel Foro Romano, nel luogo che, in epoca recente è stato sede dell’Ospedale della Consolazione, sembra essere esistito un piccolo tempio dedicato alla raccolta dei malati; lo stesso in epoca successiva fu trasformato in xenodochio per opera di S. Gregorio Magno e successivamente nell’ospedale S. Maria de Cannapara. Accanto a questi templi dove si esercitava questa medicina velata di sacralità e teurgismo si andarono a realizzate con processo replicante case (Aedes Aesculapii) adatte al ricovero degli ammalati, dove venivano realizzate forme di assistenza che possiamo definire di medicina pratica, a metà strada tra le medicatrinae e i templi.

La professione medica: dalla schiavitù alla ricchezza


Nella società romana, caratterizzata da limitate interferenze dello Stato nella vita privata del cittadino, (anche se spesso sia i templi che le medicatrinae erano finanziati direttamente dallo stato), la tutela del bene salute veniva principalmente affidata al capo famiglia che riuniva in sé le prerogative di magistrato, sacerdote e depositario delle nozioni mediche che tramandava al suo successore. Solo con le conquiste militari operate in Oriente e con la conseguente migrazione di medici dalla Grecia e dalle altre terre dell’Impero (gli egiziani erano per esempio i medici addetti alla persona degli imperatori Tiberio, Nerone e Traiano) si cominciò a prestare attenzione al problema salute come fatto collettivo, anche per contrastare la presa sul popolo che esercitavano gli oracoli sibillini (introdotti fin dai tempi dei sette re, probabilmente tramite la fiorente sede di Cuma, presso Napoli). Fu lo stesso Cesare che nel 46 a.C. promosse l’importazione dei medici affermati con la promessa della cittadinanza romana… ed essere “civis romanis” non era cosa da poco all’epoca.
Inizialmente erano “servi medici” (gran parte i medici provenienti dalla Grecia e dall’Egitto arrivarono come schiavi), ma ben presto si affrancarono e come liberti, gradualmente divennero liberi cittadini, cui lo stesso Stato e la società attribuirono onori e privilegi, ma si aggiunse il divieto di lasciare l’Urbe. In altre parole: se davvero erano bravi medici, perché rischiare di perderli. Ed oltre agli obblighi di legge molto di più valevano i lauti guadagni conseguiti: si parla di migliaia di sesterzi l’anno cui si aggiunsero anche i cosiddetti “regali d’onore” (da cui forse derivò il termine “onorario”), con cui i malati più ricchi solevano dimostrare la loro gratitudine verso il proprio medico. Ciò portò ad accumulare ingenti patrimoni, che permise di avviare progetti di ricerca e scuole di formazione.

Antonius Musa, il guaritore di Augusto


A fronte di tanti amanti della materia ci fu anche chi, per cupidigia, assunse comportamenti difformi, rimandando la guarigione per continuare a praticare costose pratiche volutamente inefficaci. Si giunse perfino a dubitare che alcuni medici indussero la morte del paziente dopo avergli fatto modificare il testamento. Publilio scrisse: “Si rende un cattivo servizio colui che nomina suo erede il medico“. In compenso, molti medici lasciarono le ricchezze raccolte alle strutture pubbliche, come testimonia la lapide di Decimio Eros Merula che sottolineava il bel gesto verso il comune di Assisi. Tra i più famosi e ricchi ci fu sicuramente Antonius Musa, Servus Medicus, che ebbe la fortuna di curare e guarire l’imperatore Augusto da una grave forma reumatica secondo i dettami della scuola Metodica. Divenne il medico più in vista della città verso la fine del I sec. d.C. al punto che, ancora vivente, ebbe l’onore di una statua bronzea con la lingua d’oro sul Palatino. A beneficiare della benevolenza di Augusto furono tutti i medici che vennero esentati dalle tasse e dall’obbligo militare. Erano ormai superati i tempi in cui, a Roma, i medici erano considerati solo degli artigiani di lusso.




Posted on: 2020/11/06, by :