Striscia di Gaza, l’imbarazzante silenzio dell’Europa

di Menandro|

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Dov’è l’Unione Europea? Dov’è il Vecchio continente con le sue bandiere di libertà, di eguaglianza e mettiamoci pure di fraternità, che non guasta osservando le immagini che arrivano dalla Palestina? C’è una guerra in atto sulla striscia di Gaza, prolungamento di un odio secolare vivificato dal fanatismo che si oppone a qualunque forma di riconciliazione e coesistenza civile tra palestinesi ed ebrei. La morte è dietro l’angolo in quel lembo di terra costretto a cancellare la parola pace dal vocabolario, per fare posto e dare giustificazione alle reazioni più efferate degli esseri umani.

L’inazione dell’Europa è lo specchio di un modello in crisi per cui in nome dell’unità è permesso soltanto stare fermi, non agire. Lo si è visto nella pandemia e nella gestione dei vaccini. Un pachiderma? Magari. Gli elefanti almeno hanno memoria. Cosa che non si può dire di Bruxelles e delle principali cancellerie europee se ci si riporta alla politica mediorientale, ai rapporti con Israele e i palestinesi. Si ha la sensazione di essere all’anno zero. E forse lo si è. A nessuno passa più per l’anticamera del cervello di comprendere le ragioni del conflitto, le ragioni dei coloni israeliani e quelle dei palestinesi, e le asimmetrie che pur esistono nell’evoluzione del conflitto. Al punto che il presente si pone come l’unico metro di misura della storia.

Certo la situazione nella striscia di Gaza è complessa ed è stata ben spiegata da Germana Tappero Merlo1. Ma qui si esagera. La complessità è il prezzo da pagare per la semplicità con cui gli uni e gli altri si vedono piovere le bombe sulla testa. Viene da domandarsi se non sarebbe opportuno rendere la situazione più semplice e meno complesso bombardare le popolazione civili. In questo caso, con l’inversione dei fattori, siamo sicuri che il prodotto cambierebbe, con buona pace di una abusata usata regola matematica del lessico politico.

E a proposito di politica, continua ad affascinare l’aggressività da ultras con cui alcuni partiti italiani seguono le tragiche vicende del Vicino Oriente. Ora, è noto per che radici politiche, culturali, tradizione e stile, la tendenza è schierarsi. O da una parte o dall’altra, con una maglietta o l’altra, è lo spirito che permea le loro apparizioni pubbliche e televisive. Ragionamenti? Zero. Memoria storica? Sottozero. Slogan? A iosa. Strumentalizzazioni? Di rigore.

Il tutto si condensa in una domanda subliminale: “da che parte stai?”. Il che provoca più di un brivido lungo la schiena ai cultori della memoria antifascista: era l’ultima domanda – una sorta di test di fedeltà – con cui la moglie di Francisco Franco, il feroce dittatore che ha tolto la libertà agli spagnoli dal 1939 al 1975, congedava i suoi interlocutori.

Insomma, una garanzia per chi ha a cuore il destino degli esseri umani, prima ancora di Israele o di Hamas. _______