STrumptruppen ora batte in ritirata
di Menandro |
|L’ormai ex presidente, ex uomo più potente del mondo, presto ex ricco, se il fisco americano deciderà di fargli le pulci come si deve, probabile ex maritato, se Melania non troverà comodo vivere in un mansardato anziché alla Casa Bianca, è disarmato. Gli rimane però la consolazione di non essere un ex “saggio”, non lo è mai stato. Così come non è mai stato moderato, pacato, sincero, onesto, modesto, corretto con gli avversari, mastrolindo nel linguaggio, qualità che lo “zio Tom Joe” Biden, anche con le sue pause soporifere (e forse proprio per queste) è riuscito a trasmettere di sé agli americani.
Ora STrumptruppen non fa più paura a nessuno, se non a se stesso, ogni qual volta si accorge che le sue gradassate gli provocano attorno soltanto il deserto. Ma è una paura che al suo smisurato ego dura per un attimo, preso com’è nel denunciare brogli e frodi elettorali. Un disco ormai rotto che aveva cominciato a mettere nel jukebox alle 2 di notte del 4 novembre, a spoglio ancora in corso, sollecitando con sguardo torvo la chiusura delle urne, esattamente come quei bambini prepotenti e capricciosi che nelle partite di calcio, non appena segnano un goal, si portano a casa il pallone e dicono che la partita è finita. Temeva la valanga dei voti per posta a favore di Biden, arrivata puntuale dalla Georgia all’Arizona, dal Michigan al Nevada e soprattutto da quella che considerava una roccaforte per ribaltare i sondaggi, la Pennsylvania.
Da lunedì, ha detto ai media, passerà alle vie di fatto, cioè alle azioni legali. Il suo asso nella manica, non è un segreto, è il ricorso alla Corte Suprema di cui parla come se i giudici fossero suoi camerieri, soltanto perché alcuni sono stati da lui nominati. Ma se continua di questo passo a vaneggiare di furti senza prove, gli potranno fare soltanto da badanti, come accade a chi purtroppo non è più in grado di intendere e volere. Non gli resta che piangere, direbbe Benigni. Ma nel karma di Strumptruppen non vi è la parola resa. Perduta una presidenza ne troverà sicuramente un’altra, da qualche altra parte, alla maniera dei ricchi che si comperano le squadre di baseball o di basket. I dittatori sono avvertiti.
Posted on: 2020/11/08, by : admin
Ora STrumptruppen non fa più paura a nessuno, se non a se stesso, ogni qual volta si accorge che le sue gradassate gli provocano attorno soltanto il deserto. Ma è una paura che al suo smisurato ego dura per un attimo, preso com’è nel denunciare brogli e frodi elettorali. Un disco ormai rotto che aveva cominciato a mettere nel jukebox alle 2 di notte del 4 novembre, a spoglio ancora in corso, sollecitando con sguardo torvo la chiusura delle urne, esattamente come quei bambini prepotenti e capricciosi che nelle partite di calcio, non appena segnano un goal, si portano a casa il pallone e dicono che la partita è finita. Temeva la valanga dei voti per posta a favore di Biden, arrivata puntuale dalla Georgia all’Arizona, dal Michigan al Nevada e soprattutto da quella che considerava una roccaforte per ribaltare i sondaggi, la Pennsylvania.
Da lunedì, ha detto ai media, passerà alle vie di fatto, cioè alle azioni legali. Il suo asso nella manica, non è un segreto, è il ricorso alla Corte Suprema di cui parla come se i giudici fossero suoi camerieri, soltanto perché alcuni sono stati da lui nominati. Ma se continua di questo passo a vaneggiare di furti senza prove, gli potranno fare soltanto da badanti, come accade a chi purtroppo non è più in grado di intendere e volere. Non gli resta che piangere, direbbe Benigni. Ma nel karma di Strumptruppen non vi è la parola resa. Perduta una presidenza ne troverà sicuramente un’altra, da qualche altra parte, alla maniera dei ricchi che si comperano le squadre di baseball o di basket. I dittatori sono avvertiti.
Posted on: 2020/11/08, by : admin