“Anni di piombo”, storie e memoria a Torino e in Piemonte
di Marco Travaglini|
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Ci sono eventi che rimarranno indelebili nella memoria di Torino. Uno di questi è il sanguinoso assalto del commando di terroristi di Prima Linea alla SAA, la Scuola di Amministrazione aziendale di via Ventimiglia, la prima “business school” italiana, fondata a Torino negli anni ’50 ,specializzata nella formazione manageriale. Era l’11 dicembre del 1979. E in quel tragico pomeriggio, in meno di un’ora, i “piellini” sequestrarono oltre duecento persone tra studenti e docenti. Dieci di loro, cinque studenti e cinque professori, costretti a sedersi per terra con la testa verso il basso, furono feriti alle gambe dai terroristi.
L’episodio è stato ricordato lo scorso anno, quarantesimo anniversario di quell’assalto, con il convegno “Torino Ferita 11 dicembre 1979”, organizzato da “La Porta di Vetro”, in collaborazione con il Consiglio regionale del Piemonte e il Comitato Resistenza e Costituzione. Un evento importante che ha riunito nell’aula consigliare di Palazzo Lascaris testimoni e vittime del terrorismo, dirigenti della Polizia di Stato, magistrati, giornalisti, scrittori. Una riflessione pubblica alla quale doveva seguire una mostra fotografica – curata da Tiziana Bonomo – che attraverso le immagini (concesse dall’Archivio del Comune di Torino e da privati) raccontasse quel drammatico momento e la storia degli “anni di piombo”. A causa della pandemia la mostra è stata rinviata al prossimo anno.
Il luogo e l’egida sotto la quale si tenne il convegno (l’aula del Consiglio regionale a Palazzo Lascaris e il Comitato Resistenza e Costituzione) rimandano al nesso molto stretto tra la nascita dello stesso Comitato e quel periodo così difficile e doloroso nella storia del nostro Paese. Il Comitato Resistenza e Costituzione nacque infatti nel 1976 con l’obiettivo di riaffermare i valori e gli ideali della lotta di Liberazione. Ma in quel frangente venne posto con energica determinazione l’obiettivo di rafforzare il senso dello Stato, la sua forza basata sulla democrazia e sul coraggio di quegli uomini, magistrati e forze dell’ordine innanzitutto, che quella democrazia avevano il compito di difendere anche a costo della propria vita. Il Consiglio regionale di allora (presieduto da Dino Sanlorenzo, recentemente scomparso1) era convinto che il terrorismo andasse sconfitto anche sul piano politico, morale, culturale e ideale; che fosse cioè necessaria la mobilitazione delle coscienze. Decisiva fu la mobilitazione democratica degli uomini e delle istituzioni per far fronte a un nemico della democrazia, il terrorismo, che feriva e uccideva uomini innocenti responsabili soltanto di lavorare in una azienda in crisi, giornalisti, poliziotti che facevano il loro dovere, magistrati coraggiosi con la schiena dritta sull’altare della giustizia. Dal 1976 al 1978 si tennero più di 1.400 iniziative, la metà promosse dalle autonomie locali, oltre 350 assemblee di fabbrica alla presenza delle forze politiche democratiche, un’ottantina di assemblee scolastiche nella sola provincia di Torino, alcune centinaia di manifestazioni organizzate dalle associazioni partigiane.
Nel 1978 venne lanciata una petizione con l’obiettivo di promuovere un’azione di solidarietà nel momento più delicato e critico della celebrazione del processo alle Brigate rosse che era stato rinviato dal maggio dell’anno prima. In poco tempo la petizione raccolse più di 300 mila firme. Un lavoro enorme, un impegno straordinario che è utile ricordare anche attraverso questo libro, in un momento delicato dove gli attentati terroristici in varie parti del mondo ripropongono alla memoria il clima orribile e il ricordo sanguinoso degli “anni di piombo”.
Ripensare al terrorismo di ieri per ridare sensibilità alle coscienze al giorno d’oggi: si può sintetizzare così la ragione che motivò anche la pubblicazione degli atti del dibattito svoltosi nel giugno di cinque anni fa nella stessa aula del Consiglio regionale del Piemonte in occasione della presentazione del libro “Pronto qui Prima linea” di Michele Ruggiero e Mario Renosio. In un libro intitolato “Il terrorismo” (edito della torinese Impremix Visual Grafika) vennero raccolti gli interventi e le testimonianze di chi aveva vissuto quel periodo, proponendo un racconto – curato da Michele Ruggiero – sul filo di ragionamenti e pensieri, impegni e scelte di allora. Di rilievo fu il contributo di Carole Beebe Tarantelli, vedova dell’economista Ezio Tarantelli ucciso dalle Br il 27 marzo del1985, che ne curò la postfazione. Un libro-documento importante che offriva lo spunto per affrontare delicate domande: quando iniziò la stagione terribile del terrorismo in Italia? Quando comparve la violenza organizzata elevata e giustificata a confronto politico sotto altre forme? Domande ineludibili in particolar modo per i più giovani che nei programmi scolastici trovano poche tracce per colmare le lacune sulla storia recente del nostro Paese e poco possono trarre dalle testimonianze famigliari i cui ricordi sono oramai sbiaditi. Ricostruire il clima di quegli anni, le tragedie che si consumarono è essenziale per dare piena consapevolezza di quanto dura e dolorosa sia stata la lotta per difendere le istituzioni e la democrazia dagli attacchi del terrorismo.
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Il luogo e l’egida sotto la quale si tenne il convegno (l’aula del Consiglio regionale a Palazzo Lascaris e il Comitato Resistenza e Costituzione) rimandano al nesso molto stretto tra la nascita dello stesso Comitato e quel periodo così difficile e doloroso nella storia del nostro Paese. Il Comitato Resistenza e Costituzione nacque infatti nel 1976 con l’obiettivo di riaffermare i valori e gli ideali della lotta di Liberazione. Ma in quel frangente venne posto con energica determinazione l’obiettivo di rafforzare il senso dello Stato, la sua forza basata sulla democrazia e sul coraggio di quegli uomini, magistrati e forze dell’ordine innanzitutto, che quella democrazia avevano il compito di difendere anche a costo della propria vita. Il Consiglio regionale di allora (presieduto da Dino Sanlorenzo, recentemente scomparso1) era convinto che il terrorismo andasse sconfitto anche sul piano politico, morale, culturale e ideale; che fosse cioè necessaria la mobilitazione delle coscienze. Decisiva fu la mobilitazione democratica degli uomini e delle istituzioni per far fronte a un nemico della democrazia, il terrorismo, che feriva e uccideva uomini innocenti responsabili soltanto di lavorare in una azienda in crisi, giornalisti, poliziotti che facevano il loro dovere, magistrati coraggiosi con la schiena dritta sull’altare della giustizia. Dal 1976 al 1978 si tennero più di 1.400 iniziative, la metà promosse dalle autonomie locali, oltre 350 assemblee di fabbrica alla presenza delle forze politiche democratiche, un’ottantina di assemblee scolastiche nella sola provincia di Torino, alcune centinaia di manifestazioni organizzate dalle associazioni partigiane.
Nel 1978 venne lanciata una petizione con l’obiettivo di promuovere un’azione di solidarietà nel momento più delicato e critico della celebrazione del processo alle Brigate rosse che era stato rinviato dal maggio dell’anno prima. In poco tempo la petizione raccolse più di 300 mila firme. Un lavoro enorme, un impegno straordinario che è utile ricordare anche attraverso questo libro, in un momento delicato dove gli attentati terroristici in varie parti del mondo ripropongono alla memoria il clima orribile e il ricordo sanguinoso degli “anni di piombo”.
Ripensare al terrorismo di ieri per ridare sensibilità alle coscienze al giorno d’oggi: si può sintetizzare così la ragione che motivò anche la pubblicazione degli atti del dibattito svoltosi nel giugno di cinque anni fa nella stessa aula del Consiglio regionale del Piemonte in occasione della presentazione del libro “Pronto qui Prima linea” di Michele Ruggiero e Mario Renosio. In un libro intitolato “Il terrorismo” (edito della torinese Impremix Visual Grafika) vennero raccolti gli interventi e le testimonianze di chi aveva vissuto quel periodo, proponendo un racconto – curato da Michele Ruggiero – sul filo di ragionamenti e pensieri, impegni e scelte di allora. Di rilievo fu il contributo di Carole Beebe Tarantelli, vedova dell’economista Ezio Tarantelli ucciso dalle Br il 27 marzo del1985, che ne curò la postfazione. Un libro-documento importante che offriva lo spunto per affrontare delicate domande: quando iniziò la stagione terribile del terrorismo in Italia? Quando comparve la violenza organizzata elevata e giustificata a confronto politico sotto altre forme? Domande ineludibili in particolar modo per i più giovani che nei programmi scolastici trovano poche tracce per colmare le lacune sulla storia recente del nostro Paese e poco possono trarre dalle testimonianze famigliari i cui ricordi sono oramai sbiaditi. Ricostruire il clima di quegli anni, le tragedie che si consumarono è essenziale per dare piena consapevolezza di quanto dura e dolorosa sia stata la lotta per difendere le istituzioni e la democrazia dagli attacchi del terrorismo.
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1Rimandiamo a https://www.laportadivetro.org/wp-content/uploads/2020/12/model_-travaglini.pdf
Posted on: 2020/12/04, by : admin
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