Torino, i 200 anni della Scuola allievi carabinieri

di Emanuele Davide Ruffino|

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Chi non ha visto uscire dal portone dall’austero edificio della caserma Cernaia giovani in divisa per la libera uscita? Ebbene, la scuola dei Carabinieri compie 200 anni e per l’occasione oggi, sabato 23 luglio, l’Arma celebra la ricorrenza con una parata militare alla presenza annunciata del presidente della Repubblica Sergio Mattarella che assisterà al giuramento del 140° corso della Scuola.

Carabinieri è sinonimo di Torino. La capitale sabauda è stata la culla del corpo fondato dal generale Thaon di Revel di Sant’Andrea con le Regie Patenti del 13 luglio del 1814. Fu una scelta di stampo conservatrice finalizzata alla restaurazione del potere dei Savoia dopo la grande paura determinata dall’occupazione napoleonica e dalle forti ventate politiche liberali. Ordine e tranquillità si imponevano nel Regno e dunque era diventato imperativo formare direttamente le reclute per un sistematico controllo del territorio.

Esigenza avvertita dall’aristocrazia vicino alla Corona, quanto dalla classe borghese che temeva il caos al pari, paradossalmente delle stesse classi meno abbienti e dei contadini esasperati da anni di conflitti intestini, razzie e pessimi raccolti. Ma più di ogni altro se ne rese conto Vittorio Emanuele I che, dopo l’esilio in Sardegna, avvertì la necessità di ridare fiducia e prestigio all’istituzione monarchica. Il Corpo di Gendarmeria, voluto dai francesi, era allo sfascio per cui appariva insufficiente ricostruire tout court un corpo militare. In un simile contesto, i carabinieri dovevano rappresentare l’espressione d’integrità morale, di attaccamento al dovere, di dedizione allo Stato e, soprattutto, uno spirito in cui la popolazione si potesse identificare.

E l’Arma partì col piede giusto: vennero arruolati sia i gendarmi che si erano particolarmente distinti nel loro operato durante il periodo napoleonico, sia quelli che il regime francese aveva vessato perché rimasti fedeli ai Savoia. Anche oggi non ha importanza (del tutto) quali idee hanno gli aspiranti Carabinieri, ma ciò che conta è l’attitudine ad assolvere i compiti assegnati: banale enfasi adottata da tutte le Pubbliche amministrazioni, ma per l’Arma la cosa è un po’ più credibile.

Nel disporre alla Segreteria di Guerra la stesura di un “progetto d’istituzione di un corpo militare pel mantenimento del Buon Ordine” si può già individuare la proiezione positiva di un corpo disciplinato e omogeneo, da formarsi in una rigida disciplina. Come la Gendarmeria, anche i Carabinieri potevano essere utilizzati in azioni belliche, ma lo scopo principe venne subito individuato nel garantire l’osservanza delle Leggi nel rispetto dell’autorità legalmente istituita.

Per assolvere questo compito era necessario uno spirito di Corpo fondato sull’integrità morale e sull’attaccamento al dovere che doveva ispirare ogni singolo Carabiniere, al di là delle situazioni contingenti. E per raggiungere questo scopo era indispensabile disporre di una scuola specificatamente dedicata. Nella società d’inizio Ottocento emergeva la contrapposizione di più fazioni: una filo francese (o più correttamente coloro che avevano collaborato con il regime napoleonico e che non volevano essere privati delle posizioni raggiunte), i fedelissimi al Re (che volevano veder riconosciuto il periodo di dignitoso snobismo avverso l’occupante straniero), i liberal-democratici (con poche tradizioni alle spalle, ma fermamente convinti di rappresentare un nuovo modo d’interpretare la società).

Nella costituenda forza furono arruolati persone con simpatie verso ognuna di queste tendenze ma, soprattutto, molti sudditi (allora i cittadini erano così chiamati) desiderosi, per necessità o per formazione ricevuta, di dimostrarsi fedeli allo Stato e di distinguersi per zelo e dedizione al lavoro. Per molti, accedere alla scuola dell’Arma dei Carabinieri rappresentò così la possibilità di mettersi in luce e dimostrare il proprio valore (e ciò, in una società dagli schemi rigidissimi, non era poca cosa: oggi parleremmo di ascensore sociale). Non a caso Camillo Beccaria, comandante interinale della “Gindarmeria Reale” richiese più volte di prevedere una divisa con gli alamari d’argento, adducendo che “questa distinzione avrebbe invitato molta gioventù civile a passare nel corpo e nulla costerebbe a Sua Maestà” (cioè alle casse pubbliche, concetto oggi un po’ in disuso).

Per i torinesi la Scuola allievi dei carabinieri s’identifica con la Caserma Cernaia, edificio costruito nel 1864 grazie alla parziale demolizione della Cittadella di Torino, antica fortificazione 1) smantellata per far spazio all’espansione urbana. Sembra impossibile ma all’epoca quella era periferia della capitale sabauda. La prima Caserma dell’Arma fu quella di piazza Carlina, ma per dimensioni e centralità la storia ha provveduto a identificarla in quella dell’attuale via Cernaia, dedicata alla battaglia combattuta il 16 agosto 1855 dall’esercito piemontese per difendere un ponte sull’omonimo fiume (lessicalmente il fiume nero) durante la guerra in Crimea. In molti si opposero a quel nome perché sembrava impronunciabile, ma occorreva celebrare sia l’eroismo dei militari piemontesi (un esempio per i giovani allievi) sia, soprattutto, l’ingresso del Regno Sabaudo nel gioco delle grandi potenze europee grazie alle intuizioni del Cavour. Torino era tradizionalmente una piazzaforte, come testimoniano i grandi viali realizzati per far transitare (e permettere di girare) i pezzi di artiglieria: disporre di cannoni e di obici in grado di sparare leggermente più lungo degli avversari comportava un notevole vantaggio “diplomatico”.

La rete delle strutture militari negli anni del Risorgimento e in quelli successivi dovette subire una ricollocazione corologica, dettata sia dalle maggiori esigenze dell’esercito sia dall’espansione urbana. La caserma Cernaia venne così progettata per essere la sede della legione allievi del corpo dei Carabinieri Reali e qui poter ricevere una formazione adeguata.

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1 Un pezzo di questa, il Mastio della Cittadella, fa ancora bella mostra di sé sul lato della caserma verso piazza Castello e attende di ospitare nuovamente il Museo di Artiglieria in Michele Ruggiero, “Lo spreco dei cannoni”, Torino Storia, luglio 2022




Posted on: 2022/07/22, by :