Un libro per voi: Capodanno con l’energia di Richard Avedon

di Tiziana Bonomo|

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Perché Avedon con la sua autobiografia1 nel salutare con sensazioni diverse la fine e l’inizio di un anno? Per la sua complessità, per la sua feroce dolcezza ad inseguire la vita che si srotola spesso senza comprensione. Perché la bellezza della vita, come in Jano, è la testa che si contrappone all’orrore della morte.

Cosa rende speciale una persona? Cosa ha reso speciale Richard Avedon?2 L’energia è ciò che rende speciale. L’energia vitale per intrufolarsi nella vita con il coraggio necessario per annusare come è fatta la nostra esistenza. Richard Avedon aveva energia da “vendere” come dimostra nel libro “Un’autobiografia Richard Avedon”. Dal vocabolario Treccani energia è: “vigore fisico, fermezza di carattere, forza dinamica dello spirito, nella filosofia di Aristotele: l’atto o principio determinante e attuante, in contrapposizione alla materia o principio determinabile e potenziale”… e molto altro ancora.
Avedon possedeva già dentro di sé l’immagine in potenza così come l’immagine era il seme che maturava dentro alla sua mente. Il suo unico linguaggio era la fotografia che lo accompagnava sempre, come un taccuino per uno scrittore o un libro delle preghiere per un sacerdote, con l’intenzione di scardinare catturare arrestare la vita.

“La fotografia? Né reportage, né giornalismo, ma finzione”

Il libro “traccia il sentiero di tre illusioni fondamentali della mia vita – scrive Avedon – : la prima sezione riguarda l’illusione del riso e la scoperta da parte di un ragazzo della linea sottile tra ilarità e panico. La seconda sezione riguarda l’illusione del potere. La terza sezione riguarda la perdita di ogni illusione”. Per tracciare i suoi tre sentieri Avedon usa circa trecento ritratti in bianco e nero in un libro dal grande formato di circa ventisette per trentacinque centimetri. Sono tutte stampate con una qualità straordinaria dove la gamma dei grigi e dei neri fa sì che ogni ritratto sembri vero, sembri fuoriuscire dalle pagine.
È curioso come questo libro conferma la posizione di Avedon sulla fotografia che “non è reportage, non è giornalismo, ma è finzione. Quando io vado nel West e fotografo la working class, quella è la mia visione. Come per John Wayne sono i film di Hollywood. Quindi questo vuol dire che la mia idea riguardo la classe lavoratrice è una finzione… ho creato senza nessuna idea di come avrei fotografato o di chi avrei fotografato”. Le sue illusioni sono finzioni? Sono il suo sguardo che riprende ciò che lui intende riprendere, senza falsità, senza inganno. Allora se questo è quello che noi vediamo sono le sue finzioni.

I ritratti di grandi star del cinema

Le immagini, in tutte le sezioni, si alternano tra personaggi noti del mondo dello spettacolo, della moda, della cultura a quelli di persone di strada o di familiari: dal 1947 al 1989. La vita di strada a Napoli, a Roma, si alterna ai ritratti di attori e registi famosi come ad esempio John Huston e Marilyn Monroe. Il ritratto di un giovane ad Harlem si contrappone a quello del pittore De Kooning. Avviene anche di vedere accostamenti che generano un pugno nello stomaco come il ballerino Hugh Laing (1948, nella foto a destra) accanto ad una donna legata ad un letto nello “State Hospital” della Louisiana (1963), così come il corpo della giovane donna (immagino la sorella 1963 nella foto in basso a sinistra) seduto sul letto dello stesso ospedale psichiatrico con la testa inclinata ad inseguire con la mano i suoi devastanti pensieri, si accosta allo stesso smarrimento – immagino creativo – del pianista Oscar Levant (1972).
Il volto del padre di Avedon appare in ogni sezione così come un suo autoritratto. “Nel nome del padre e del figlio” sembrano recitare queste immagini come una preghiera di non abbandono per testimoniare il desiderio di essere vivi: sempre! anche quando si è morti. Come non rimanere sconcertati dal movimento della modella incappucciata Jean Shrimpton a Parigi nel gennaio del 1970 che sembra andare incontro all’orrore di chi ha a fianco: la donna devastata dal napalm di Saigon in Vietman (1971).

Un’altalena di personaggi contrapposti, mai simili

I ritratti si contraddistinguono per l’energia, lo smarrimento, il movimento, la tristezza, la gioia, l’ambiguità, l’abbandono, la paura, la sfida, la curiosità e tutti quegli atteggiamenti che esprimono una parte di noi stessi: la reale finzione di quel momento che Avedon ha voluto mettere in scena. Questa altalena continua di come si è, come si è stati, di presente e di passato è la restituzione del suo pensiero: “in termini visivi non c’è stato nulla come la fotografia nella storia del mondo. Non esiste un vocabolario adatto… La fotografia ferma letteralmente qualcosa di morto: è la morte del momento. Nell’attimo in cui viene scattata una foto la vita viene trattenuta e bloccata. E quel momento è superato”.

La moda che ha reso celebre Avedon in questo libro sembra il corollario di una esistenza ricca di sguardi continui incessanti dentro e fuori di sé. Fotografa come Diane Arbus l’atrocità della vita con la differenza che ogni volta riemerge con la sua energia aggrappandosi alla bellezza. Avedon riprende con la sua gamma infinita di grigi le tonalità più buie e più luminose della vita: vive di contraddizioni. Una certezza Avedon però l’ha sempre manifestata: “A great joy in the life is watching light”. Una grande gioia nella vita è vedere la luce.

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1“Un’autobiografia Richard Avedon”. Questo libro è stato realizzato da Mary Shanahan. Copyright ©1993 by Richard Avedon ©1993 Leonardo Editore srl. Milano Titolo dell’opera originale An Autobiography. Le fotografie sono state stampate su carta Eastman Kodak Elite Stampato da Amilcare Pizzi, Milano.
2Richard Avedon è nato a New York, il 15 maggio del 1923 ed è morto a San Antonio, il 1º ottobre del 2004. Fotografo e ritrattista statunitense, è celebre per i suoi innumerevoli ritratti in bianco e nero. Lavorò in vari campi, dal reportage alla moda, dagli orfani di Đà Nẵng durante la guerra del Vietnam ai ritratti di Marilyn Monroe, Janis Joplin, Brigitte Bardot, Rudol’f Nureev, Andy Warhol e Sophia Loren. Cfr:https://it.wikipedia.org/wiki/Richard_Avedon




Posted on: 2021/12/31, by :