Un libro per voi: Teresa Noce rivoluzionaria del ‘900

di Stefano Marengo|

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Nell’anno del Centenario della fondazione del Partito comunista italiano, Teresa Noce merita un posto di rilievo in quella galleria di personaggi non secondari, comunque dimenticati nei vari passaggi generazionali, che hanno dato vita a quella lunga storia politica. Ed oggi, il 29 luglio, ricorre la sua data di nascita. Era il 1900, quando Teresa Noce vedeva la luce a Torino. La sua è stata una vita intensa e avventurosa, che Anna Tonelli racconta nella biografia “Nome di battaglia Estella. Teresa Noce, una donna comunista del Novecento”, editore Le Monnier.

Figlia della Torino operaia, Teresa Noce fu sin da giovanissima tra i più attivi animatori delle lotte sindacali. Nel 1921, dopo il Congresso di Livorno e la drammatica scissione del Partito Socialista, fu tra i primi ad aderire al neonato Partito Comunista d’Italia, di cui presto divenne una dirigente di primo piano. Moglie di Luigi Longo, studente di ingegneria, destinato ai vertici del partito (diverrà segretario generale del Pci nel 1964 alla morte di Palmiro Togliatti), dopo il giro vite deciso nel 1926 dal regime mussoliniano contro le opposizioni, Teresa Noce fu tra i quadri comunisti che presero la via dell’esilio, iniziando in questo modo una cattività che sarebbe durata quasi vent’anni, fino alla caduta del Fascismo.

In poche righe, abbiamo riassunto il “prologo” della vita di Teresa Noce, una vita segnata – e non è retorica – dall’epica del Novecento. Non a caso, leggendo le pagine del libro di Anna Tonelli, ci si ritrova come immersi in uno di quei romanzi in cui le vicende dei protagonisti si ritrovano sempre intrecciate all’atmosfera generata dalla Grande Storia. Del resto, il libro non rimane nel perimetro (a volte angusto) dell’accurato resoconto storiografico, ma si spinge oltre nel tentare di fornire un ritratto a tutto tondo, tra drammi familiari e battaglie pubbliche, di una protagonista del “secolo breve”.

Da vari luoghi dell’esilio, Teresa Noce compì numerosi viaggi clandestini in Italia per svolgervi propaganda e attività antifascista. Nei primi anni Trenta, fece ritorno a Mosca con Longo e, quindi, nuovamente a Parigi, dove partecipò, con Xenia Silberberg, alla fondazione del giornale Noi donne, inizialmente uscito come foglio clandestino. Nel 1936 insieme con il marito si recò in Spagna tra i volontari accorsi in difesa della Repubblica dopo lo scoppio della guerra civile spagnola, nel corso della quale curò la redazione del giornale degli italiani combattenti nelle Brigate internazionali, Il volontario della libertà. Lì assunse il nome di battaglia di Estella.

Rientrata in Francia, dove pubblicò, nel 1937, Gioventù senza sole, romanzo autobiografico dedicato al racconto della sua giovinezza torinese, allo scoppio della Seconda guerra mondiale venne internata nel campo di Rieucros, un piccolo paese nella regione dell’Occitania, ai piedi dei Pirenei. Liberata per intervento delle autorità sovietiche e autorizzata a lasciare la Francia e a ritornare a Mosca, dove vivevano i figli, ne fu impedita dall’invasione tedesca dell’Unione Sovietica, avvenuta nel giugno 1941. Rimase in Francia, a Marsiglia, dove prese a lavorare per il Partito comunista francese come responsabile della MOI (Mano d’opera immigrata) e partecipò alla Resistenza nel gruppo dei Francs-tireurs-et-partisans. Nel 1943 venne arrestata e, dopo alcuni mesi di carcerazione, deportata in Germania, prima nel campo di concentramento di Ravensbrück, poi in Baviera a Flossenbürg e infine a Holleischen, campo cecoslovacco in cui furono deportati molti prigionieri quando, nell’autunno del 1944, il lager bavarese fu chiuso. A Holleischen fu adibita a lavoro forzato in una fabbrica di munizioni fino alla liberazione del campo da parte dell’esercito sovietico. A guerra finita, Teresa tornerà spesso a riflettere sul dolore e le umiliazioni patite da deportata. A tali riflessioni a cui dedicherà alcune delle pagine più intense della sua produzione letteraria.

Caduta la dittatura, il 2 giugno 1946 “Estella” fu tra le venti donne elette all’Assemblea costituente, venendo successivamente nominata membro della Commissione speciale incaricata di predisporre il progetto di Costituzione da portare alla discussione dell’Aula. La sua carriera parlamentare fu piuttosto breve, ma interamente dedicata alla difesa dei lavoratori e delle donne. Fu infatti grazie alla sua tenacia che, nel 1950, il Parlamento approvò la legge sulla “Tutela fisica ed economica delle lavoratrici madri”, una norma che fu una vera e propria pietra miliare sulla strada della parità tra uomini e donne e per la costruzione di un sistema di welfare avanzato.

Negli anni Cinquanta Teresa ritornò alle sue antiche origini, il sindacato, e fu dapprima segretaria nazionale della FIOT, la federazione delle operaie tessili, poi presidente dell’Unione Internazionale Sindacale dei Lavoratori Tessili e dell’Abbigliamento, con sede a Varsavia. Con la conclusione di questa esperienza, che per lei fu forse tra le più gratificanti, Noce decise di porre fine alla propria militanza attiva e, a partire dai primi anni Sessanta, si dedicò prioritariamente alla scrittura. Iniziò così il percorso che l’avrebbe condotta a pubblicare “Rivoluzionaria professionale”, opera che è insieme un’autobiografia, una testimonianza e una riflessione sull’impegno politico in un’epoca estrema. Il racconto di una vita di lotta, tra dolore della sconfitta ed entusiasmo rivoluzionario. Una vita sempre protesa verso l’ideale dell’emancipazione di tutti gli esseri umani.




Posted on: 2021/07/28, by :