Una cura che arriva da lontano: la Pet therapy

di Germana Zollesi|

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Già nei culti animisti, venivano attribuite caratteristiche divine o sovrannaturali agli animali, riconoscendo loro la possibilità di mettere in contatto la salute con le forze oscure che la minacciano. Innumerevoli sono le raffigurazioni in ogni parte del mondo dove le divinità erano rappresentate con parti del corpo di animali oppure affiancati ad essi.

A Babilonia Marduk, il Dio della saggezza, del consiglio e della guarigione, veniva raffigurato con metà corpo di drago e metà di serpente. Il più famoso è sicuramento Anubi, raffigurato con la testa di cane e il corpo di uomo, era il Dio egizio dei defunti con il compito di accompagnare le anime dei morti nel mondo dell’aldilà, dove avveniva la pesatura del cuore per decidere se l’anima poteva entrare nel mondo dei morti.

Il lungo e antico sodalizio tra esseri umani e animali

La nostra civiltà occidentale trae le sue origini dalla cultura greca dove Esculapio si narra avesse la possibilità di trasformarsi in serpente o in cane. La fede nelle sue capacità portava migliaia di persone ammalate a recarsi al tempio a lui dedicato, dove portati in stato di trance, ottenuto anche grazie ad allucinogeni, potevano incontrare la divinità che leccava le ferite o le parti sofferenti, guarendole. L’immagine era facilmente evocabile dal gran numero di cani presenti nel tempio che accompagnavano i fedeli nella loro permanenza in quel luogo. Tradizione ripresa dal cristianesimo, dove innumerevoli sono le rappresentazioni di santi affiancati ad animali: per tutti San Francesco d’Assisi.

Con l’Illuminismo, l’apporto dell’animale nei processi di cura si modificò sostanzialmente in quanto l’animale cominciò ad essere considerato oggetto affettivo. John Locke, suggeriva, oltre alla lettura delle favole di Fedro, di affidare cani, scoiattoli e uccelli ai bambini, di rimproverarli nel caso in cui non ne avessero cura e facessero atti crudeli verso di loro. È in questo contesto che in Europa comincia a diffondersi la pratica di introdurre gli animali da compagnia e da cortile nelle case di cura per disagio mentale, grazie al lavoro di John Haslam.

Una prima testimonianza si ritrova presso lo York Retreat Hospital in Inghilterra, dove fu attuato un progetto che prevedeva l’utilizzo di metodi più umani per il trattamento dei pazienti; era prevista l’eliminazione della contenzione, l’utilizzo dei propri abiti e l’introduzione di una terapia occupazionale che prevedeva la cura delle piante e degli animali da cortile presenti nella struttura. Anche Florence Nightingale riconobbe come il prendersi cura di creature totalmente dipendenti dall’essere umano potesse aiutare i malati a raggiungere forme di autocontrollo.

Freud e il suo Chow Chow

Quando la scienza acquisì la consapevolezza della necessità di mantenere sterili gli ambienti dedicati alle cure dei malati, la pet teraphy sopportò una battuta d’arresto, nonostante Siegmund Freud, grande amante dei cani, durante le sue sedute di psicoterapia continuasse ad avvalersi del supporto del suo cane (un Chow Chow, chiamata Jofi) per l’effetto rilassante che il cane riusciva ad indurre nei suoi pazienti. Freud riteneva che il cane fosse in grado di comprendere il loro stato emozionale e di conseguenza a valutare lo stato del paziente.

Il termine Pet therapy (Pet oriented child psycotherapy) fu coniato da Boris Levinson (ebreo nato in Lituania e poi naturalizzato americano) dopo avere constatato, quasi causalmente, l’utilità della presenza attiva degli animali da compagnia, dimostrando la relazione tra esseri appartenenti a specie diverse poteva avere effetti curativi fino al punto da definire il cane come “co-terapeuta”.

Nella metà degli anni Sessanta s’iniziò ad applicare la pet therapy a pazienti adulti con problemi psichici o ad anziani ricoverati in strutture geriatriche, dimostrando che gli animali si rapportano all’uomo senza pregiudizi e la loro dipendenza da essi gli permette di instaurare un sentimento di protezione nei loro confronti.

Gli “interventi assistiti” in Piemonte

In Piemonte operano professionisti che realizzano “Interventi Assistiti” con gli animali, tra queste la Luna di Elsa e A dog for therapy (in https://www.laportadivetro.org/wp-content/uploads/2022/06/model_zollesi-.pdf) hanno portato avanti progetti d’avanguardia proponendo attività co-terapeutiche, ludiche ed educative rivolte a bambini (diverse sono state le esperienze realizzate con il progetto Iaa – Interventi assistiti con animali – volte a promuovere, attivare e sostenere le risorse e le potenzialità di crescita e di progettualità individuale, di relazione e di inserimento sociale dei ragazzi con disabilità), anziani e persone con disabilità psichica o fisica, fino ad arrivare tra le mura dei tempi della salute, gli ospedali.

Grazie a queste consolidate esperienze si è potuto organizzare e realizzare il connubio con un ospedale riferimento per le persone affette da demenza senile, che l’équipe del dottor Fausto Fantò segue da anni. Vedere le persone interagire con gli animali sembra quasi un gioco, ma per realizzarlo ci vogliono professionalità e passione che possono nascere solo con la formazione e la preparazione. Perché, anche se sembra un gioco, si tratta pur sempre di una terapia, e come tale, per prima cosa, bisogna non nuocere ai nostri pazienti.




Posted on: 2022/06/25, by :